La spiaggia di Pozzano a Castellammare di Stabia
Trovare spiagge libere in Italia è sempre più difficile. Per un italiano usufruire di uno spazio dove poter liberamente e gratuitamente sdraiarsi a prendere il sole o farsi un bagno è ormai praticamente un miraggio. Come nel caso del comune di Meta dove ben l'87, 2% di superficie della costa è occupata da stabilimenti balneari. O ancora, Castellammare di Stabia che ha visto col tempo ridurre drasticamente il numero di spiagge libere. Oggi per andare al mare gratuitamente si può andare solo nelle spiagge di Pozzano, la Palombara e la Rotonda dove, comunque, lo spazio a disposizione si è ridotto di molto a causa della disposizione dei lettini da parte dei gestori ai cui il Comune ha affidato il servizio. Proprio per questo, ormai in tantissimi si dirigono sul litorale di via De Gasperi dove, teoricamente, non ci potrebbe fare il bagno per il divieto di balneazione.
Il problema è di portata nazionale e infatti, secondo il Report Spiagge 2021 di Legambiente, si può stimare che la maggior parte dei chilometri di costa del Bel Paese è occupato da strutture a pagamento e inoltre meno della metà delle spiagge libere italiane sia liberamente accessibile e fruibile per fare un bagno a causa dell'inquinamento. La Campania si piazza tra le regioni peggiori visto che quasi il 70% , nello specifico il 68,1%, di costa balneabile è occupata da stabilimenti balneari o comunque strutture a pagamento.
Il libero accesso alle spiagge è un diritto sancito da leggi dello Stato ma pare che negli ultimi tempi questo diritto venga troppo spesso negato. Secondo alcuni studi è in atto un processo di trasformazione del demanio pubblico che rilascia sempre più concessioni a strutture a pagamento e lascia sempre meno spazio per il diritto al libero accesso alla spiaggia e al mare. O addirittura rilega le spiagge libere in posizioni di "Serie B", come le chiama Legambiente. Ossia, succede che in molti luoghi le spiagge libere vengono posizionate nei pressi di scarichi fognari, vicino a scarichi dei fiumi o in prossimità di aree industriali. Come nel caso di Torre Annunziata che vede le sue spiagge libere relegate vicino alle aree industriali. Sono molti i bagnanti che per non dover pagare scelgono di tuffarsi nelle acque di Rovigliano proprio vicino ai produttori di barche della zona. Acque quelle di Torre da tempo inquinate anche da diversi fattori.
Una delle soluzioni sarebbe fermare o rallentare il rilascio di concessioni, eppure negli ultimi tre anni i numeri delle concessioni sono cresciuti in modo esponenziale. Crescono praticamente in tutta Italia e in Campania negli ultimi tre anni si è passati dai 1053 concessioni a 1291. Il paradosso però è che lo Stato non riscuote poi tutti i guadagni milionari che dovrebbe. Visto che i canoni degli stabilimenti balneari in molti casi sono irrisori. Se un cittadino medio si chiedesse: “Quanto si paga e a chi per gestire uno stabilimento?” troverebbe la risposta tra le leggi italiane. I canoni sono stabiliti dalla Legge di Bilancio del 2007 che rende variabile il canone e lo calcola in base agli indici ISTAT. Ad esempio, nel 2021 il canone annuo per ottenere una concessione demaniale, secondo il Report, è pari a 1,28 euro per mq preso in gestione. Cifre irrisorie se si pensa agli incassi da capogiro degli stabilimenti. Il caso che più ha suscitato scalpore in Italia è quello della Sardegna, dove ad Arzachena e in Costa Smeralda, tutti i lidi hanno versato allo Stato in tutto 19mila euro in un anno. Una media di circa 322 euro ciascuno. Cifra ridicola se paragonata ai 400 euro giornalieri richiesti per ombrellone con due lettini all'Hotel Romazzino di Porto Cervo. Inoltre, non tutti i dati e i bilanci sembrano essere del tutto chiari. Infatti, quando Legambiente ha cercato di indagare sulla situazione ha trovato davanti a sè un rompicapo difficile da risolvere.
«Il primo aspetto da mettere in evidenza è l'incredibile assenza di dati aggiornati e dettagliati sui canoni pagati per l'utilizzo di beni di proprietà del demanio statale. Sembra quasi che non interessi al Ministero dell'economia valorizzare in modo trasparente i beni dello Stato – si legge nel Report- A quanto pare gli ultimi dati che si possono reperire sono dello scorso anno dove l'ammontare dei guadagni dello Stato sarebbe di 115 milioni e solo 83 sono stati concretamente versati. Eppure dire che secondo alcuni studi nell'ultimo anno i guadagni degli stabilimenti balneari sono stati di ben 15 MILIARDI di euro. E beffardo è il fatto che dal 2007 ad oggi lo Stato aspetta il saldo dai lidi di ben 235 milioni di euro, milioni non pagati da diversi stabilimenti balneari» continua.
In generale sembra quasi che allo Stato italiano i soldi dei canoni delle spiagge non interessino. Sembra che con quei soldi non si potesse risanare una parte del debito pubblico o risollevare le sorti del paese.
Un'altra nota dolente è il diritto di entrare e attraversare uno stabilimento balneare per raggiungere la battigia, il mare o le spiagge libere vicine. Difatti, secondo la legge, per il semplice passaggio lo stabilimento non può chiedere un pagamento. E in molti casi, questa legge però non viene applicata. Questo diritto fa ritornare alla mente la questione intrapresa tempo fa da diverse persone nei confronti de "Il Bikini", dove a quanto pare secondo loro questo diritto non veniva rispettato. Anche sul comprensorio stabiese sembra che il rispetto di questa regola è un po' messo da parte. Secondo alcuni pare che non sia possibile entrare negli stabilimenti per passeggiare senza pagare. E pensare inoltre che secondo alcune stime i lidi stabiesi non sarebbero poi così tanto accessibili economicamente a tutti. Tempo fa StabiaChannel stimò il costo medio di una giornata per tuffarsi nelle acque stabiesi, una cifra non proprio economica e in molti infatti dichiararono di scegliere mete balneari più lontane ma anche più accessibili a livello economico.
Insomma, dati questi che hanno fatto e fanno riflettere. Molte associazioni ed enti, come Legambiente, si stanno già movimentando per porre fine o comunque limitare questi fenomeni che vanno verso la privazione di un libero tuffo in mare.