Potrebbe tornare a reggere il clan camorristico del rione Scanzano.
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Potrebbe tornare a reggere il clan camorristico del rione Scanzano: “Luigino” D’Alessandro non può lasciare il regime del 41 bis. È questa la decisione presa nelle scorse ore dalla Corte di Cassazione che ha respinto senza mezze misure la richiesta avanzata dagli avvocati. Luigi d’Alessandro è il figlio del defunto capoclan Michele. È detenuto al regime del carcere duro e sta scontando la condanna definitiva a 30 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico degli stupefacenti e estorsione ed è stato raggiunto da un provvedimento del Tribunale di Sorveglianza che, il 16 aprile 2014, l’ha ristretto al 41 bis. I legali di D’Alessandro avevano rilevato una patologia psichiatrica che ne impedirebbe la detenzione al carcere duro. La Cassazione, però, ha ritenuto di non modificare il regime al quale Luigino è sottoposto in quanto, essendo socialmente pericoloso, senza il 41 bis e quindi con colloqui più costanti con affiliati e parenti potrebbe inviare loro direttive e ordini.
Il tecnico delle vespe vicino alle vittime della Tragedia del Faito. «Sono cose che ti segnano dentro. Contro i blucerchiati serviranno voglia di giocare a calcio e ritmo. Adorante? Qualche piccolo acciacco, vedremo se rischiarlo.»