Si chiama Gennaro Maresca, ma per molti è conosciuto con il nome del suo personaggio, il magistrato Walter Ruggieri. È andato in onda ieri su Sky Atlantic l’ottavo episodio della quarta stagione di Gomorra, la fortunata serie liberamente ispirata all’omonimo bestseller di Roberto Saviano, in cui l’attore stabiese ha cominciato a mettere i bastoni tra le ruote al discendente di don Pietro Savastano.
«Chi siamo ce l’abbiamo scolpito sulla carne, nun c putimm fa nient». Con queste parole si è presentato a Gennaro Savastano, interpretato da Salvatore Esposito, nel cortile della scuola. Due padri diversi i loro. Per Ruggieri una figura paterna assente, che l’ha abbandonato a due mesi, per rifarsi vivo quando aveva vent’anni. Per Genny, invece, un padre ingombrante, che anche da morto fa sentire il suo peso. Proprio per questo vuole dimostare di essere più forte, di riuscire a imporsi anche fuori Secondigliano.
Attraverso la costruzione del nuovo aeroporto vuole entrare nel mondo della legalità, fare le cose “in modo pulito”, nascondendo l’illecito dietro società fittizie. Ad ostacolarlo, però, interviene il magistrato Ruggieri, che in un mondo a tinte fosche quale quello criminale, dovrebbe rappresentare l’onestà e la rettitudine.
«A giustizia nun ten pietà e nisciun, l’unica cumpagna soja è a verità. E a verità è che io sono un magistrato e voi siete il figlio di un boss scomparso». Un personaggio positivo, forse l’unico presente in questa serie. Che si siano avverate le richieste del pm Maresca? Già nel 2016 su Il Corriere del Mezzogiorno il magistrato, che ha catturato l’ex boss Michele Zagaria, chiedeva di inserire un “buono” nella serie. Eppure, con Gomorra non si può mai dire. Anche se in modo diverso tutti sembrano ossessionati dalla stessa cosa: il potere.
Il tecnico delle vespe vicino alle vittime della Tragedia del Faito. «Sono cose che ti segnano dentro. Contro i blucerchiati serviranno voglia di giocare a calcio e ritmo. Adorante? Qualche piccolo acciacco, vedremo se rischiarlo.»