«La morte è la curva della strada» recitava Pessoa in una sua celebre poesia e mai verso fu più consono a descrivere l'essenza del dramma che ha coinvolto i familiari, gli amici e quanti in questi anni hanno riempito la breve vita di Francesco. In un pomeriggio domenicale come tanti, Francesco Scarpato, approfittando del sole che orgoglioso sfavillava nel cielo, era salito in sella alla sua Yamaha Dtm 900, portando con sé un amico a bordo. Poche centinaia di metri e poi quella luce accecante che illuminava la sua giovane vita ha lasciato il posto al buio. Lo schianto sull'asfalto, la corsa in ospedale, il tam tam di voci che si rincorrevano lasciando presagire il peggio, lo choc del rione Annunziatella i cui abitanti sono stati destati improvvisamente dal fragore della caduta. Francesco giaceva in coma in un letto d'ospedale e lottava per la vita. La sua scorza dura lo teneva ancora lì, appeso ad un filo di speranza a cui si aggrappavano tutti quelli che gli hanno voluto bene e che oggi in lacrime si arrendono al triste destino. Il suo amico per fortuna se l'era cavata con semplici escoriazioni, unico sospiro di sollievo di una giornata trascorsa senza fiato. Dal San Leonardo filtravano voci allarmanti e allora via verso l'ospedale di Caserta, dove avrebbero tentato di ridurre l'ampia emorragia cerebrale e sottrarre Francesco all'inesorabile volontà del fato. Niente da fare, nella notte il suo cuore ha smesso di battere. Il distacco è una sensazione difficile da accettare a qualsiasi età ma morire a 19 anni ha un sapore più crudele. Tutti i progetti di una vita a cui stai provando ad affacciarti con vigoria e animo fiero di colpo volano via prima ancora che il corpo inizi a recare su di sé i segni indelebili degli anni che passano. Francesco aveva da poco lasciato gli studi all'istituto alberghiero di Castellammare e aveva deciso di frequentare dei corsi di formazione per trovare un lavoro. Un avvenire di battaglie e trepidazioni, di gioie e delusioni, lo attendeva al varco di una vita spezzata nel fiore degli anni. E si torna così all'incipit. «La morte è la curva della strada, morire è solo non esser visto - recitano i profetici versi di Pessoa - Se ascolto, sento i tuoi passi esistere come io esisto». Già, perché l'addio alla vita di Francesco non è stato vano. Il suo ricordo risuonerà come un violento trambusto nella mente di chiunque abbia condiviso con lui un percorso, un viaggio, un giorno, un istante.
Il tecnico delle vespe vicino alle vittime della Tragedia del Faito. «Sono cose che ti segnano dentro. Contro i blucerchiati serviranno voglia di giocare a calcio e ritmo. Adorante? Qualche piccolo acciacco, vedremo se rischiarlo.»