23 anni, coinvolto in passato in un’aggressione ad un carabiniere libero dal servizio e già fra i capi della cosca più temuta di Castellammare di Stabia. È la storia di Luigi D’Alessandro, secondogenito di Pasquale (boss attualmente detenuto in regime di 41 bis), che è finito in carcere dopo l’operazione Domino Bis della scorsa settimana. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Comando provinciale di Napoli e dalla Direzione Distrettuale Antimafia, il 23enne avrebbe ricoperto un ruolo di prim’ordine nella cupola dei D’Alessandro che era diretta in primis dal nonno, Sergio Mosca, anche lui in carcere.
A confermare quanto raccolto sono i racconti del pentito Pasquale Rapicano che a inizio del 2020 ha indicato Luigi D’Alessandro come uno dei principali referenti della cosca: «Siede al tavolo dei boss e viene ascoltato perchè parla a nome di suo padre, Pasquale D’Alessandro. Il fratello invece è un bravo ragazzo e pensa solo a studiare». Non a caso il 23enne aveva in custodia le chiavi per entrare nella scuola Salvati di Scanzano ormai chiusa da diversi anni dove la cupola dei D’Alessandro si riuniva per discutere di estorsioni e omicidi. Una escalation criminale che viene descritta da Rapicano che è partita nel momento in cui i principali esponenti della famiglia sono stati arrestati con la gestione della cosca che è passata in mano a Sergio Mosca e Nino Spagnuolo.
Luigi D’Alessandro, inoltre, ha alle spalle un precedente: un arresto per aver aggredito con una mazza da baseball un carabiniere libero dal servizio. In compagnia di suo fratello e del cugino Giovanni D’Alessandro, colpì l’uomo per una mancata precedenza finendo in carcere (scarcerato poi in attesa del processo). L’unico precedente per il giovanissimo che però oggi finisce in carcere con i principali esponenti della famiglia criminale.
Il tecnico delle vespe vicino alle vittime della Tragedia del Faito. «Sono cose che ti segnano dentro. Contro i blucerchiati serviranno voglia di giocare a calcio e ritmo. Adorante? Qualche piccolo acciacco, vedremo se rischiarlo.»