Cronaca
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Castellammare - Nessun ergastolo per l'omicidio di Gino Tommasino. 30 anni di carcere per Cavaliere e Romano

Poche ore prima della sentenza emessa dalla Corte d'Appello, il pentito Cavaliere aveva testimoniato in videoconferenza. «Chiedo perdono ai familiari di Gino Tommasino e a quelli di tutte le vittime che ho fatto piangere».

tempo di lettura: 2 min
di Giancarlo Esposito
22/06/2016 17:27:08

Nessun ergastolo. I giudici della IV sezione della Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Napoli si sono espressi stasera in merito al processo che vedeva coinvolti Renato Cavaliere e Catello Romano, esecutori dell'omicidio di Gino Tommasino, consigliere comunale freddato a colpi di pistola il 3 febbraio 2009 mentre in macchina sul viale Europa in compagnia del figlio. La sentenza è arrivata intorno alle ore 18.

Cavaliere e Romano dovranno scontare 30 anni di carcere, pena ridotta per entrambi rispetto all'ergastolo stabilito in primo e secondo grado prima che la Cassazione cancellasse l'aggravante mafiosa. Cavaliere ha deciso ormai da tempo di collaborare con la giustizia, mentre per Romano, la cui difesa è stata affidata all'avv. Francesco Schettino, sono state riconosciute le attenuanti generiche in quanto giovane e incensurato all’epoca del delitto. L'aggravante di camorra, tuttavia, è stata altresì riconosciuta. Gli altri due componenti del commando, Salvatore Belviso e Raffaele Polito, entrambi pentiti, hanno già a loro carico sentenze definitive rispettivamente a 18 e 10 anni di reclusione.

«Chiedo perdono ai familiari di Gino Tommasino e a quelli di tutte le vittime che ho fatto piangere». Il pentito Renato Cavaliere aveva esordito così nel corso della videoconferenza trasmessa da un luogo protetto presso il tribunale di Napoli, luogo in cui si stava celebrando davanti ai giudici della Corte d'Appello l'atto finale del processo bis nei confronti di quello che, a tutti gli effetti, è ritenuto il killer del consigliere comunale stabiese ucciso il 3 febbraio 2009. «Ero il reggente del clan e avevo carta bianca dal boss Vincenzo D'Alessandro per eliminare tutte le persone che intralciavano i nostri interessi, come Gino Tommasino - aveva proseguito Cavaliere -. Ho vissuto una vita sbagliata. Abbiamo fatto cose, fanno cose e faranno cose che neanche gli animali. Gino Tommasino è stato ucciso perché dava fastidio agli interessi del clan». Il procuratore generale aveva chiesto la condanna a 30 anni di carcere per Cavaliere e la conferma dell'ergastolo per l'altro giovane killer, Catello Romano.

Un mese fa, lo stesso Cavaliere aveva provato a chiarire i motivi che avevano spinto il clan a compiere il terribile agguato. «Gino Tommasino fu ucciso perché stava guadagnando tanto con la gestione dei parcheggi e non voleva dare soldi ai clan - aveva spiegato il pentito -. Fu assassinato poche ore prima di un appuntamento che aveva con due imprenditori per l’affare parcheggi. Stava facendo troppi soldi e non voleva dare niente alla camorra stabiese».

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