La sera del Venerdì santo, ventiquattr’ore dopo il crollo della funivia del Faito, la Via Crucis di Castellammare si è trasformata in un abbraccio collettivo. In piazza Giovanni XXIII non c’era soltanto il tradizionale corteo di fedeli: c’era una città con il cuore “squarciato e piegato in due”, come ha detto il vescovo Francesco Alfano, venuta a cercare parole quando le parole sembrano mancare. «La sofferenza ci tocca tutti e sembra frantumare ogni sogno di ripresa. Ci sentiamo ammutoliti, scoraggiati, forse perfino sconfitti. Eppure, proprio in questo buio, proviamo ad alzare lo sguardo verso la croce e a ripetere: Tu sei la nostra speranza.» «Ho pregato con il primo cittadino – ha confidato Alfano – nel silenzio di chi rappresenta un’intera comunità. Abbiamo elevato un grido di morte che adesso deve farsi vita, per chi ci ha preceduto e per noi che dobbiamo ricostruire.» Quel “noi” è la chiave del messaggio. Non un’omelia per consolare dall’alto, ma un invito a restare uniti “senza condannare, proprio come Dio fa con noi”. L’urgenza di non chiudersi nella rabbia – facile bersaglio dopo ogni disastro – ma di riconoscere la fragilità comune. «Tu, Signore, non ci liberi dalle paure: continuiamo a tremare. Eppure in te comincia qualcosa di nuovo. Ci insegni a metterci in piedi quando cadiamo e la sofferenza diventa angosciante. Tu risani i nostri cuori affranti e accogli chi ha perso la vita, come accogli tutti.» «Ci mancano le risposte – ha ammesso – eppure lo sguardo deve rialzarsi, perché tu, Signore, apri le braccia anche per noi, e guardandoti proviamo a rimetterci in cammino e continueremo ad essere Pellegrini di Speranza.»
Il tecnico delle vespe vicino alle vittime della Tragedia del Faito. «Sono cose che ti segnano dentro. Contro i blucerchiati serviranno voglia di giocare a calcio e ritmo. Adorante? Qualche piccolo acciacco, vedremo se rischiarlo.»