Per la seconda volta consecutiva l’asta per la vendita del marchio “Terme di Stabia” è andata deserta. Nessuno si è mostrato interessato al nome dell’ormai ex stabilimento termale del solaro, almeno per la cifra che il liquidatore di Sint voleva incassare in modo da avere denaro fresco per poter liquidare i creditori. Si era partiti da 115mila con la prima asta di novembre. Quindi si era scesi a 86mila nell’asta di ieri. Ora il valore del marchio subirà un altro decurtamento almeno del 20% e se ne riparlerà fra qualche mese per una nuova asta.
Da parte sua, il Comune di Castellammare di Stabia non ha inteso partecipare all’asta, come invece aveva fatto per lo stabilimento dell’imbottigliamento dell’Acetosella. A nulla sono servizi gli appelli della politica ai commissari affinchè acquisissero il marchio.
«Il nostro obiettivo è la tutela di Castellammare di Stabia e la salvaguardia di uno dei suoi asset più importanti: il marchio delle Terme di Stabia» dissero i deputati Annarita Patriarca (Forza Italia); Marco Sarracino (Pd) e Gaetano Amato (M5s) che chiesero ai prefetti di Palazzo Farnese «di tutelare un grande patrimonio, qual è quello delle Terme stabiesi, sia agevolandone l'acquisizione del marchio da parte dell'Amministrazione comunale sia sviluppando altri percorsi che consentano la valorizzazione di un brand noto in tutt'Italia che rappresenta un vanto e un valore aggiunto per tutta la comunità».
Medesimo appello arrivò dai "Democratici e Progressisti" di Castellammare di Stabia. «Chiediamo alla Commissione Straordinaria di valutare con attenzione questa situazione e di predisporre gli atti per acquisire al Comune il marchio». Ma così non è stato. E dopo due aste deserte il liquidatore prepara la terza.
Il tecnico delle vespe vicino alle vittime della Tragedia del Faito. «Sono cose che ti segnano dentro. Contro i blucerchiati serviranno voglia di giocare a calcio e ritmo. Adorante? Qualche piccolo acciacco, vedremo se rischiarlo.»