Gli arresti e la latitanza non complicano gli affari del clan. Nonostante le operazioni che hanno colpito Fabio Di Martino, arrestato ad inizio anno per spaccio in penisola sorrentina, e Antonio Di Martino, latitante dal mese di dicembre scorso, la cosca fondata da Leonardo Di Martino, alias o' lione, controlla senza difficoltà il territorio dei Monti Lattari. A confermarlo è la Dia, Direzione Investigativa Antimafia nella seconda relazione semestrale del 2018. Gli inquirenti, analizzando il comprensorio stabiese, ritengono il clan di Gragnano e di Pimonte il più forte e organizzato grazie anche alle alleanze strette nel corso del tempo con i D'Alessandro di Castellammare. La lontananza di Antonio Di Martino, che nell'inchiesta Olimpo è raffigurato come un boss spietato e sanguinoso, non rovina le iniziative criminali della cosca che continua a intimorire gli imprenditori e ad imporre loro il pizzo.
Ma il vero business della famiglia è sicuramente lo spaccio. I Di Martino, sfruttando i sentieri dei Lattari, puntano tutto sulla coltivazione della marijuana che poi viene venduta alla famiglia D'Alessandro di Castellammare di Stabia che a sua volta la gira al clan Imparato del Savorito per servirla nelle piazze di spaccio. Una catena di montaggio ormai consolidata che non è stata messa in discussione dagli arresti e dalle operazioni delle forze dell'ordine. Polizia e carabinieri sono sulle tracce di Antonio Di Martino da sette mesi ma il boss ha fatto perdere le sue tracce per sfuggire all'arresto. Con il padre in carcere, così come la madre Annamaria Molinari, per qualche mese le redini del clan sono state in mano a Fabio Di Martino. Quest'ultimo, marito della figlia del ras dei D'Alessandro Paolo Carolei, è stato però arrestato nel febbraio scorso in una maxi operazione dei carabinieri in penisola sorrentina. Nonostante ciò, il potere della cosca non è in discussione.
Ad Agerola, tuttavia, il clan egemone è ancora quello degli Afeltra. Questa organizzazione criminale è stata colpita anch'essa dalla maxi operazione Olimpo di dicembre scorso ma nonostante ciò resta la cosca più pericolosa presente nella piccola comunità montana.
Il tecnico delle vespe vicino alle vittime della Tragedia del Faito. «Sono cose che ti segnano dentro. Contro i blucerchiati serviranno voglia di giocare a calcio e ritmo. Adorante? Qualche piccolo acciacco, vedremo se rischiarlo.»