Un lungo viaggio oltreoceano per provare a salvare la vista di Luigi. Il piccolo, un anno compiuto il 17 giugno, è affetto dalla “rop”, ovvero retinopatia, malformazione che colpisce i bimbi nati prematuramente. È il caso di Luigi, nato dopo sole 27 settimane di gestazione e con la retina non ancora formata. È venuto alla luce un anno fa praticamente cieco, ma solamente dopo due mesi di incubatrice i medici riescono a diagnosticargli questa malformazione. Tante visite, tre operazioni subite in Italia (una a Napoli e due a Roma) ma senza alcun successo. Il 7 maggio scorso gli esiti delle ultime analisi: per Luigi non c’è nulla da fare, resterà non vedente. Papà Bonaventura e mamma Elisabetta non si perdono d’animo. Cercano su internet e trovano un medico in America. A quel punto lasciano l’altro figlio, il piccolo Salvatore di 5 anni, in compagnia dei parenti e partono da Lettere lo scorso 24 maggio per recarsi in America, a Detroit, presso l’ospedale “William Beaumont”. Lì, grazie alle cure del dottor Antonio Capone, medico americano di origini italiane specialista in queste situazioni, in meno di un mese il piccolo Luigi ha subisce due interventi che, seppure non gli hanno restituito la vista, qualcosa hanno fatto. “Nessuno in Italia ci ha voluto certificare che Luigi aveva bisogno di questa operazione – spiega la mamma Elisabetta Martino – ma con questi due interventi subiti in America adesso finalmente riesce a percepire la luce e ora segue anche le ombre”. Tecnicamente, si tratta di vitrectomia, l’asportazione del cristallino, che lascia “vivi” gli occhi con la speranza di successive operazioni per risolvere definitivamente il problema. “Da luglio potrà mettere gli occhiali – prosegue mamma Elisabetta – così da poter cominciare a vedere qualcosina in più. È vero, non vedrà mai come noi, ma almeno non sarà completamente cieco. Sarà costretto a dover subire visite periodiche ogni 2-3 mesi per vedere se gli interventi hanno avuto effetto”. In America, però, è stato difficile. “Per fortuna abbiamo trovato la signora Teresa Nascimbeni al nostro arrivo – aggiunge Elisabetta – presidente di un’associazione che accoglie le famiglie degli immigrati. Lei ci ha dato una mano con la lingua e con i medici. E poi, l’intervento è stato costosissimo, l’abbiamo pagato tutto noi e mio marito ha dovuto staccare col lavoro per un mese”. Poi, però, al ritorno la festa: “Si – continua – abbiamo trovato praticamente tutta Lettere ad attenderci. Una bella festa e addirittura i fuochi d’artificio. Siamo stati molto contenti”. Ma adesso, il futuro cosa attende? “In verità ho un po’ paura – risponde mamma Elisabetta – perché la strada è lunga e Luigi dovrà essere sempre molto da vicino. Noi abbiamo già trovato un centro specializzato a Foggia dove presto Luigi inizierà le terapie. Noi ci aspettiamo che recuperi al massimo la vista, anche se sappiamo benissimo che non potrà succedere”. Infine, una speranza da parte di Elisabetta: “Io voglio portare la speranza a tutte quelle mamme che come vivono lo stesso problema: non bisogna fermarsi ai primi ostacoli. Bisogna tenere duro, poi la soluzione, come accaduto a Luigi, si riesce a trovare”
Il tecnico delle vespe vicino alle vittime della Tragedia del Faito. «Sono cose che ti segnano dentro. Contro i blucerchiati serviranno voglia di giocare a calcio e ritmo. Adorante? Qualche piccolo acciacco, vedremo se rischiarlo.»