Erano in tanti ieri pomeriggio ad assistere al ritrovamento nel fiume Irno delle armi con cui è stato ucciso Raffaele Cesarano, il giovane ventunenne di Pompei, coinvolto in una lite con un gruppo di ragazzi che stavano importunando la sua fidanzata. Il delitto è avvenuto una decina di giorni fa nel parcheggio della discoteca la «Ciurma» a Vietri sul Mare. Nel fiume, all'altezza di via Eugenio Caterina, sono stati ritrovati un punteruolo e un cacciavite, probabilmente usati per infliggere i colpi mortali al petto, e anche le forbici utilizzate da Angelo Solimeo per ferire la vittima. Si tratta di normali forbici, neanche molto appuntite. In realtà Angelo Solimeo ieri mattina, nel corso dell'interrogatorio, aveva solo indicato agli inquirenti dove aveva gettato le forbici con cui aveva colpito Cesarano, ma non aveva fatto cenno alle altre armi, che invece sono state ritrovate. Una decisiva conferma per gli inquirenti di ciò che già sospettavano: e cioè che le ferite mortali al petto sono state inferte con un punteruolo da un altro componente del gruppo. Da qui il passo successivo per i magistrati della pubblica accusa, che ora dovranno individuare l’esecutore materiale dell'omicidio ad altro giovane, diverso da Angelo Solimeo. Il ritrovamente non solo delle forbici, ma anche del punteruolo e del cacciavite, rappresenta la prova di un altro aspetto di non secondaria importanza e cioè che Solimeo non era il solo ad aver colpito Cesarano. Raffaele Delle Chiaie, Luigi Orilia e il minore I.D.G. evidentemente erano presenti e avrebbero partecipato all’aggressione, fuggendo poi dal luogo dell’agguato a bordo di motorini. Solo dopo si sarebbero recati lungo il fiume Irno per disfarsi di quelle armi.
Intanto Angelo Solimeo ha spiegato ai Pm di aver colpito Cesarano alla spalla e all'anca con un paio di forbici, ma non al petto. Mentre secondo i risultati dell'autopsia sarebbero state proprio le ferite al petto, inflitte con arma diversa, ad aver provocato la morte del giovane. Angelo Solimeo invece era convinto che fossero stati quei colpi ad aver ucciso il giovane di Pompei, da qui la decisione di costituirsi al ritorno dalla Calabria.