Cronaca
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S.A.Abate: I genitori di Gennaro Cannavacciuolo: «Nostro figlio ucciso dalla malasanità»

La disperazione dei parenti. Dalle prime analisi l’ipotesi droga.

tempo di lettura: 2 min
di Crescenzo Amodio
26/11/2007 10.09.09

Morire a 26 anni di malasanità. È quanto accaduto a Gennaro C., giovane elettrauto di Sant'Antonio Abate, deceduto all'ospedale San Leonardo per un arresto cardiaco. Un vero e proprio calvario quello del povero Gennaro, costretto a peregrinare tra l'ospedale Scarlato di Scafati e il San Leonardo per un banale dolore all'addome. Il tutto, prima del decesso avvenuto nel nosocomio stabiese la scorsa notte. Secondo i primi accertamenti medico legali a spaccare il cuore di Gennaro sarebbe stata - ma si tratta di un’ipotesi - l’assunzione di sostanze stupefacenti, tuttavia i giudici della Procura della Repubblica di Torre Annunziata hanno deciso di aprire un'inchiesta per capire se questo decesso poteva essere evitato. Se cioè dagli accertamenti effettuati al pronto soccorso quando il 26enne era ancora vivo i medici potevano capire il pericolo. Nel registro degli indagati sono così finiti 5 medici: si tratta di Loredana Borriello, Salvatore Ambrosio e Salvatore Scarfato (in servizio all'ospedale di Scafati) e dei medici del San Leonardo Raffaele Miraglia e Alfonso Palumbo. Nessun commento da Elena Giancotti, direttrice sanitaria dell'ospedale stabiese, che ha preferito non rilasciare dichiarazioni sull'episodio. Ma sul piede di guerra scendono i familiari di Gennaro, a partire da papà Luigi. «Mio figlio non ha mai sofferto di cuore - ha urlato in lacrime ai carabinieri di Castellammare che lo hanno interrogato -, l'unica cosa che sappiamo è che non si può morire in questo modo e adesso confidiamo nell'inchiesta aperta dai magistrati». Una brutta vicenda insomma, che molti hanno etichettato come l'ennesimo caso di malasanità che colpisce l'ospedale San Leonardo. «Gennaro aveva due grandi passioni - lo ricorda così una cugina -: il lavoro e la fidanzata, conosciuta otto anni fa a Sant'Antonio Abate. Era un bravo ragazzo, sempre disponibile verso gli altri e sempre con il sorriso stampato sul volto. Stava progettando il suo matrimonio, invece è morto per un banale dolore all'addome. No, non è possibile e chiediamo giustizia affinché non si verifichino più casi del genere in futuro, né credo, conoscendolo che facesse uso di droga». Un'altra tragedia aveva già colpito la famiglia di Gennaro nel 1992. Un pomeriggio di 15 anni fa, il fratello di soli 4 anni fu investito nel centro di Sant'Antonio Abate da un'automobile impazzita. Un incidente che sconvolse l'intera città abatese, che adesso piange di nuovo la morte di un giovane della propria terra. La morte di Gennaro Cannavacciuolo va ad aggiungersi ad altri decessi «anomali», sui quali sono ancora in corso indagini da parte dei magistrati. Gli ultimi casi eclatanti di malasanità, in ordine cronologico, sono quelli di Gaetano Malafronte (l'operaio di Santa Maria la Carità morto lo scorso marzo dopo essere stato dimesso dal San Leonardo) e di Carlotta Paduano, 69 anni, morta la scorsa estate per un'insufficienza respiratoria dopo aver trascorso una intera nottata su una barella.

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