Si è tenuta ieri, venerdì 15 novembre alle ore 18.00, la conferenza “Il Doriforo da Stabiae - Alla ricerca di un mito” organizzata dall’Archeoclub “Stabiae”, sezione di Castellammare di Stabia, presso la Sala Convegni di “UNIMPRESA” di Castellammare di Stabia, in via Annunziatella 23.
Dopo la conferenza di presentazione della neo costituita associazione, avvenuta a luglio, e l'evento “Stabia è città d’arte” a settembre, questo è stato il primo appuntamento culturale organizzato dall' Archeoclub stabiese. Obiettivo della conferenza: raccontare e portare a conoscenza dei cittadini e degli appassionati di arte ed archeologia, la storia del Doriforo stabiano, un imponente statua in marmo alta 196 cm, copia romana di un originale greco, che venne trovata lungo il ciglio della collina di Varano a metà degli anni ‘70, e che oggi è esposta negli Stati Uniti al Minnesota Museum.
La storia della maestosa scultura marmorea sembrerebbe un vero e proprio giallo internazionale che ha visto il coinvolgimento di nazioni, musei e giornali e che, dal suo ritrovamento ad oggi, ancora non è stato risolto.
Pochi sono stati gli studi e le indagini a riguardo, fra i quali ricordiamo quello di maggiore rilievo del Professore Umberto Pappalardo, che ha preso parte alla conferenza.
L'Archeoclub Stabiae durante questa prima conferenza di studi ha voluto dunque perseguire l'intento non solo di informare il pubblico di una delle testimonianze più grandiose dell’archeologia stabiana, ma soprattutto intende riaccendere i riflettori su una pagina della nostra storia troppo a lungo lasciata nel dimenticatoio, e alla quale non è ancora stata data la giusta importanza ed attenzione.
Per farlo l'associazione culturale si è avvalsa del supporto di studiosi e storici che per molti decenni si sono occupati del Doriforo, analizzandone gli aspetti stilistici, storici ed iconografici.
Sono intervenuti alla conferenza Massimo Santaniello, presidente dell'Associazione, il vicepresidente Angelo Mascolo, che ha moderato il dibattito, il Prof. Umberto Pappalardo, attualmente docente dell'Università di Tunisi e direttore Centro Internazionale Studi Pompeiani, ed il Dott. Mario Cesarano, della soprintendenza ABAP Area Metropolitana di Napoli.
Durante la conferenza è stata dettagliatamente raccontata la “misteriosa” storia del Doriforo di Stabiae.
Il Doriforo è una statua imponente, gemella di quella rinvenuta a Pompei, la celebre statua di Policleto, presso la Palestra Sannitica alla metà del ‘700, alta 196 cm e realizzata in marmo pentelico, scoperta nel marzo del 1976 a Castellammare di Stabia da alcuni operai che scavavano le fondamenta di un edificio. Il ritrovamento, come riportarono i giornali dell’epoca, non fu consegnato all’allora Soprintendenza Archeologica della Campania, ma finì nelle mani di un antiquario romano, punto di riferimento del mercato clandestino di opere d’arte. Da qui nacque una vera e propria odissea che portò la scultura, a metà degli anni ’80, ad essere acquistata dal Museo di Monaco di Baviera, che annullò il contratto in seconda battuta, non appena circolò la notizia, diffusa tra l’altro da diversi quotidiani italiani, che il reperto risultava trafugato dall’Italia. Da quel momento non si ebbero più notizie della statua, fino a circa una decina di anni dopo, quando fu rinvenuta nella collezione del Minnesota Museum, negli Stati Uniti. Singolare è la circostanza che il pezzo, all’epoca, non presentasse più l’etichetta “proveniente da Stabiae” che riportava in precedenza, ma l’indicazione generica “rinvenuto a largo delle acque internazionali del Mediterraneo”.
Diverse sono state le ipotesi riguardanti il collocamento iniziale della statua a Stabiae, una di questa è quella esposta durante la conferenza portata avanti dall’archeologo Angelo Mascolo e dagli studiosi Massimo e Stefano Santaniello nel libro “Stabiae la città sepolta” : «È probabile, come sostenuto da vari studiosi, che la statua adornasse l’abside di un edificio, al centro del pianoro di Varano, destinato a uso ginnasio. Un edificio da tutti individuato nella Villa cosiddetta del Pastore. Tuttavia, dopo un esame attento delle piante di età borbonica, con un loro ricollocamento sulla collina di Stabiae , questo studio ha consentito di ipotizzare l’esatta posizione del ginnasio che ospitava il Doriforo stabiano, in quanto perfettamente aderente alla tavola III contenuta nell’opera di Michele Ruggiero che a metà dell’800 ordinò le piante realizzate dagli scavatori borbonici».
L'odissea del Doriforo di Stabiae è stata studiata per più di un decennio dall'archeologo stabiese di fama internazionale, il Prof. Umberto Pappalardo. «L’argomento di cui tratterò, pur non costituendo una vera novità, serve a richiamare alla memoria qualcosa di molto importante per la conoscenza dell’antica Stabiae, fugacemente affiorato nelle cronache giornalistiche degli anni Ottanta. Correva appunto il 1980 quando l’Antikenmuseum di Monaco di Baviera esibì nella sua collezione una copia romana del Doriforo, la famosa statua di Policleto scolpita intorno al 440 a.C. Questa copia, alta 196 centimetri, in marmo pentelico, lo stesso utilizzato per costruire il Partenone, veniva orgogliosamente esibita come la migliore replica a noi nota del celebre capolavoro dell’artista di Argo, più bella ancora della copia di “doryphoros” proveniente dalla Palestra di Pompei esposta al Museo Nazionale di Napoli.
La statua messa in mostra dall’Antikenmuseum non era ancora in possesso di questo museo, ma lo sarebbe stata grazie a una sottoscrizione pubblica di sei milioni di marchi, pari a circa tre miliardi di lire dell’epoca. Fin qui tutto ammirevole, ma niente di eccezionale, se non fosse per la didascalia che diceva espressamente: “Doryphoros aus Stabiae“, ‘Doriforo da Stabia’. Un articolo de “Il Resto del Carlino”, altri della “Frankfurter Allgmeine Zeitung” e infine uno de “Il Messaggero”, ne scoraggiarono l’acquisto: la statua fu restituita al mercante e scomparve nel nulla, come se si fosse inabissata. Cosa affermavano di così deterrente quegli articoli? Che la statua era stata rinvenuta …”nel marzo del 1976 a Castellammare di Stabia da alcuni operai che stavano scavando le fondamenta di un edificio…” e che “…il prezioso reperto, invece di essere consegnato alla Soprintendenza archeologica della Campania, finì nelle mani di un noto antiquario romano, da anni punto di riferimento del traffico archeologico clandestino quindi, secondo una prassi consolidata, spedito in Svizzera […]”.
Intorno al 1986 la statua riapparve negli Usa a Minneapolis, presso il Minnesota Museum of Art, ma questa volta la didascalia era cambiata: diceva che la statua era stata trovata agli inizi degli anni Trenta “in the sea off Italy”, ‘nei fondali marini oltre l’Italia’, come a dire in acque internazionali (quanto si pensava bastasse a cancellarne le impronte di provenienza illecita…).
Pappalardo ha parlato anche di altri casi analoghi e dei traffici neri di reperti ed opere d'arte, che avvengono molto frequentemente.
Come mai, nonostante il caso sia stato studiato e portato all'attenzione da autorevoli ricercatori e studiosi, ancora non si è data a questa indagine, la giusta attenzione? « Per poter sbloccare il reperto, attribuendone la provenienza a Stabiae, si dovrebbe andare a contestazione legale e la controparte richiederebbe una prova concreta come ad esempio una foto che contestualizzi il pezzo o la parte del piede mancante.»
Quanto sarebbe importante per la storia archeologica di Stabiae e per Castellammare, fare chiarezza sulla questione e riuscire eventualmente a riportare qui la statua del Doriforo?
« Il Doriforo diventerebbe il reperto mobile più importante degli scavi di Stabiae, ed insieme agli affreschi costituirebbe una significativa testimonianza archeologica ed un sublime esempio artistico.»
La parola è poi passata a Mario Cesarano che ha parlato della vicenda degli scavi a Piazza Unità d'Italia a Castellammare, aggiornando anche sugli sviluppi e sui possibili esiti dello scavo. « Si tratta di saggi di scavo che sono ancora in fase preliminare e non è ancora stato avviato uno studio … sapevamo già dagli indizi ricavati dai carotaggi, fatti in una ulteriore fase preliminare, che potevamo avere il piano di calpestio di età romana, quello sepolto dall'eruzione del 79 d. c. a circa 8 metri di profondità, abbiamo però trovato le creste di muri a 3 metri e questo ci fa supporre che l'altezza per cui si scava è a circa 4/5 metri … muri databili tra il I sec a. c. ed il I sec d. c. … sono stati poi rinvenuti materiali che si collocano fra il IV ed il V sec d. c. ...questi materiali quindi potrebbero essere la prova che Stabiae è stato un centro importante anche dopo l'eruzione del 79 d. c.»
L'obiettivo è far modificare la dicitura dell'etichetta della statua o riuscire a riportare il Doriforo a Castellammare o almeno a Napoli? Abbiamo chiesto a Massimo Santaniello: «L’obiettivo della conferenza, in realtà, è quello di portare all’attenzione di cittadini e appassionati un pezzo di rara bellezza dell’archeologia stabiana e ricostruire, attraverso gli studi e la cronaca, tutta la storia e le traversie di cui è stata oggetto questa statua. ».
In che modo può essere provata la provenienza da Stabiae e qual è la tesi più lampante secondo cui la statua non può mai essere stata rinvenuta in mare?
«La provenienza da Stabiae – ha detto Santaniello - , oltre che dalla prima indicazione alla base della statua, è provata dalle circostanze del rinvenimento, che avvenne nel 1976 a Castellammare di Stabia durante lavori di cantiere. Che la statua non venga dal mare, inoltre, è cosa provata dal fatto che il marmo non presenta incrostazioni nè scalfitture o altri segni che possano indurre a pensare a una lunga presenza del reperto sul fondale marino. »
Perché è così importante questa conferenza? abbiamo chiesto ad Angelo Mascolo: «Questa conferenza è un momento storico davvero importante per l'archeologia di Stabiae, perchè e la prima volta dopo tanti anni che si ritorna a parlare della questione Doriforo e soprattutto è la prima volta che lo si fa a Castellammare. Che io ricordi, mai si era organizzata una conferenza in città con studiosi ed addetti al settore che avesse come tema esclusivo il Doriforo. Alle conferenze di studi del 250esimo anniversario su Stabiae si parlò della statua solo in un fugace passaggio ad opera dello stesso Umberto Pappalardo, che faceva parte dei relatori del convegno. Quindi sostegengo che il punto focale e l'importanza di questa conferenza è proprio che si ritorni finalmente a parlare della questione Doriforo, mettendola al centro della scena, e soprattutto che lo si faccia per la prima volta a Castellammare, con una conferenza interamente dedicata al tema e quindi non più per accenni o per riferimenti secondari, ma con l'intento unico di far conoscere la vicenda di questo reperto.»
Il tecnico delle vespe vicino alle vittime della Tragedia del Faito. «Sono cose che ti segnano dentro. Contro i blucerchiati serviranno voglia di giocare a calcio e ritmo. Adorante? Qualche piccolo acciacco, vedremo se rischiarlo.»