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Addio a Papa Francesco, è morto di ictus. 'Offro la mia sofferenza per la pace'

Il decesso alle 7:35 del Lunedì dell'Angelo. La salma è stata traslata nella cappella di Santa Marta, dove è avvenuto il rito della constatazione della morte. Da domani l'ostensione nella basilica di San Pietro. Sabato forse i funerali

tempo di lettura: 5 min
di Manuela Tulli per Ansa
22/04/2025 08:22:41

Alle 7.35 del Lunedì dell'Angelo Papa Francesco ha lasciato questo mondo. E' morto di ictus celebrale, seguito dal coma e da un collasso cardiocircolatorio irreversibile.
La notizia piomba improvvisa sul mondo alle 9.53 del mattino e viene certificata in serata ufficialmente dai medici della direzione sanitaria del Vaticano, ricordando tutti i malanni attraversati dal Pontefice, a partire dalla sua difficoltà respiratoria, ma anche l'ipertensione e il diabete.
Alla fine, dopo 38 giorni di ricovero al Gemelli trascorsi sul filo di lana, è morto a casa, a Santa Marta.

Il suo testamento era pronto dal 29 giugno del 2022 e già allora Francesco scriveva che voleva dare indicazioni sulla sua sepoltura, "sentendo che si avvicina il tramonto della mia vita terrena". La tomba, come lui stesso aveva preannunciato sarà nella basilica di Santa Maria Maggiore "nella terra, semplice, senza particolare decoro e con l'unica iscrizione: Franciscus". Nel testamento il Papa lascia un ultimo messaggio per la pace, dopo le centinaia di appelli lanciati nel corso di questi dodici anni di pontificato: "La sofferenza che si è fatta presente nell'ultima parte della mia vita l'ho offerta al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli".

La denuncia di morte di papa Francesco
L'ultimo saluto al mondo lo aveva fatto domenica di Pasqua, in una giornata di sole che aveva baciato la Pasqua a Roma. Un bagno di folla che oggi suona come l'ultimo congedo dalla sua gente. A dare l'annuncio della morte del Papa era stato in mattinata con un video, un po' prima delle 10, il cardinale Kevin Farrell. Accanto a lui il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, il Sostituto mons. Edgar Pena Parra e il Maestro delle Cerimonie mons. Diego Ravelli. Tutti i suoi più stretti collaboratori.
L'annuncio è arrivato un po' come un fulmine a ciel sereno per tanti, anche all'interno della Curia, considerato che il Papa, pur sofferente, è stato presente tra la folla e comunque nei giorni scorsi aveva manifestato un grande attivismo, tanto da far parlare i medici di ripresa sorprendente.

Il Papa è morto nel suo appartamento a Casa Santa Marta e in serata la salma è stata traslata nella Cappella della stessa Domus per il rito della constatazione della morte e per la deposizione nella bara. La salma di Francesco dovrebbe essere traslata nella basilica di San Pietro, per l'omaggio dei fedeli, mercoledì 23 aprile. Per la prima volta nella storia vaticana, i sigilli sono stati apposti a due appartamenti: quello a Casa Santa Marta, il suo 'nido' in un albergo, per stare comunque sempre insieme alla gente, e quello al terzo piano dell'austero Palazzo apostolico, anche se Francesco l'ha usato solo sporadicamente per gli incontri e per l'Angelus domenicale.

Lunedì mattina si riuniranno nella prima Congregazione i cardinali già presenti a Roma, e quelli che riusciranno ad arrivare nelle prossime ore. Tra le prime decisioni ci sarà la fissazione della data dei funerali che, secondo le nome della Universi Dominici Gregis, si dovrebbero tenere tra il quarto e il sesto giorno dalla morte, quindi tra venerdì 25 aprile e domenica 27 aprile, considerato che il rito della constatazione della morte si è svolto solo stasera. Secondo quanto si apprende da fonti vaticane la data più probabile è quella di sabato 26 aprile. Poi il capitolo Conclave: tra i 15 e i 20 giorni dalla morte del Papa, e quindi tra il 6 e il 10 maggio, ma se tutti i cardinali saranno a Roma il conclave potrà essere anticipato. Stasera la gente ha pregato per lui: un rosario a Piazza San Pietro con il card. Mauro Gambetti. "Ricordatevi di pregare per me": il Papa chiudeva così ogni sua udienza, pubblica o privata, è stato ricordato. E oggi tutto il mondo prega davvero per questo anziano Papa che in dodici anni ha rivoluzionato il mondo scegliendo di stare sempre dalla parte degli ultimi.

I dodici anni di pontificato
Era arrivato dodici anni fa, il 13 marzo del 2013, e il mondo lo ha conosciuto per quel semplice "buonasera". Era il suo primo saluto rivolto al mondo intero e già quella semplicità disarmante preannunciava una ventata di nuovo, rivoluzionaria. Jorge Mario Bergoglio ha preso in mano la Chiesa da quello stesso giorno e l'ha condotta per sentieri coraggiosi, aprendo le porte a "tutti, tutti, tutti", e non preoccupandosi di quell'ala dei cattolici che sono sempre restii alle novità. Lo ha fatto dopo lo choc delle dimissioni di Benedetto XVI ma lui ha saputo voltare pagina in un modo che era difficile anche da immaginare.

Era nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, figlio di migranti piemontesi: suo padre Mario era ragioniere, impiegato nelle ferrovie, mentre sua madre, Regina Sivori, si occupava della casa e dell'educazione dei cinque figli. Diplomatosi come tecnico chimico, sceglie poi la strada del sacerdozio entrando nel seminario; nel 1958 passa al noviziato della Compagnia di Gesù. Da qui una lunga vita al servizio della Chiesa fino a diventare cardinale arcivescovo della sua Baires e dal 2013 il 266esimo Pontefice della Chiesa cattolica.

L'apertura ai divorziati, agli omosessuali, la valorizzazione delle donne fino a dare loro il posto che da secoli era riservato solo ai cardinali. E poi quella Chiesa "in uscita", verso i più fragili, dai migranti, la sua prima preoccupazione, ai poveri. E' pensando proprio ai poveri che sceglie un nome che mai nessun Pontefice della storia aveva osato scegliere: Francesco, come il poverello d'Assisi, anche lui un rivoluzionario dei suoi tempi. 

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