Nel cuore del quartiere Scanzano, a Castellammare di Stabia, l’emergenza urbanistica continua a scrivere nuove pagine. Una recente ordinanza del Comune ha disposto la demolizione di un manufatto abusivo realizzato in un’area condominiale all’interno di un complesso residenziale che da tempo è al centro di criticità strutturali e sociali. Stavolta, sotto la lente del settore Urbanistica, è finita una tettoia costruita in assenza di autorizzazioni in una corte interna, adiacente anche a beni confiscati alla criminalità.
Il provvedimento arriva al termine di una lunga ricostruzione tecnica avviata nel 2022 con la polizia municipale. L’intervento oggetto della contestazione è stato realizzato tra il 2013 e il 2014 e riguarda una struttura definita “di ristrutturazione edilizia pesante”: una tettoia con grate in ferro, copertura in lamiere coibentate e muretto in pietrame, installata in una zona a destinazione comune, soggetta a vincoli paesaggistici e a rigida disciplina urbanistica.
Le verifiche effettuate dall’ufficio tecnico hanno stabilito che le opere sono prive di qualunque titolo abilitativo e ricadono in una zona classificata come A2(4) – Insediamenti Collinari. Si tratta di un’area soggetta a limitazioni ambientali di primo grado, dove – fino all’approvazione di piani urbanistici puntuali – sono consentiti soltanto interventi di manutenzione ordinaria e conservativa. Ogni altra trasformazione è vietata.
Il Comune ha dunque ordinato ai proprietari della corte di procedere, entro 90 giorni dalla notifica, alla rimozione del manufatto e al completo ripristino dello stato dei luoghi. In caso contrario, l’Amministrazione potrà procedere in autonomia alla demolizione, addebitando i costi agli intestatari.
Scanzano si conferma così una delle zone più complesse dal punto di vista dell’urbanistica stabiese: un’area spesso oggetto di interventi non autorizzati, segnata da criticità sociali, edilizie e ambientali. L’assenza di amministratori condominiali, la difficile ricostruzione delle proprietà e l’intreccio tra spazi pubblici, beni confiscati e abitazioni private rendono ogni intervento un caso a sé, spesso ostacolato da burocrazia e incertezza normativa.
Nel caso in questione, l’accertamento delle proprietà è stato possibile solo grazie a un approfondito lavoro di incrocio tra catasto e sopralluoghi della polizia municipale. L’area cortilizia, come rilevato dagli uffici, è oggi in comproprietà tra diversi soggetti, tra cui anche il Comune di Castellammare per alcune unità confiscate.
La vicenda rappresenta uno spaccato delle sfide che l’amministrazione comunale è chiamata ad affrontare nella zona collinare, dove le trasformazioni edilizie, spesso realizzate senza regole, si scontrano con una normativa stringente e con un contesto paesaggistico fragile.