Redazione
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Centro Storico/Antico Stabiese: un pò di storia

Un interessante elaborato sul Centro Storico Stabiese

tempo di lettura: 7 min
di Antonio Mascolo
24/05/2008 20.08.42

Centro Storico o Centro Antico? La differenza tra questi due concetti e´, in fondo, puramente semantica. Pertanto non credo sia il caso di differenziarli. L’uno implica l’altro. La parte piu´ vecchia di Stabia, almeno quella post-romana, si sviluppo´ intorno alle sorgenti che sgorgavano copiose sulla spiaggia (Fontana Grande), prolungandosi, man mano, lungo le linee delle coste allora esistenti. Mentre la gente “buona”, come gia´ in epoca romana, preferì insediarsi sulle zone collinari retrostanti, la popolazione normale, pescatori, artigiani, il relativo indotto, rimase nelle immediate vicinanze delle zone, dove questa esercitava la sua attività. Dato che non era gente facoltosa, le loro abitazioni rispecchiavano quelli che erano i loro limitati mezzi finanziari: Costruzioni possibilmente scarne, senza nessuna “stravaganza” architettonica. I loro locali igienici rispecchiavano standards non superiori a quelli precedenti romani. Col tempo ritornarono le condutture, ma i locali igienici si limitarono allo stretto indispensabile: Per lo piu´ un semplice gabinetto con sciacquone collegato con una catenina, per pianerottolo, che serviva le relative abitazioni. Per evitare calche, le famiglie si servivano di mezzi “ausiliari”, dai “rinali” fino ai “cantari”, che erano poi svuotati nel gabinetto comune. Chi voleva farsi un bagno, usava, appunto, la bagnarola, sistemata, per l’occasione, nel mezzo di una delle poche stanze. Con l’espandersi della citta´ nel corso dei secoli, si aggiunsero, alle nuove costruzioni, anche elementi architettonici. E questo si nota se, a partire dal Largo Pace, ci si inoltra nella via del Gesu´ fino a piazza Municipio. All’epoca dell’unita´ d’Italia, la restante porta nord delle mura stabiesi era situata a Piazza Quartuccio (Arco di San Catello). Man mano la citta´ si espanse sulla iniziante pianura e sui riempimenti del lungomare, dove c’era il relativo spazio a disposizione. Ancora agli inizi degli anni ’50 del secolo scorso c’era una via chiamata Tavernola, il tratto finale della circumvallazione, che attraversava campi in gran parte incolti. L’unica costruzione era il Macello comunale. Chi avrebbe voluto comprare questi appezzati, tutti, se la sarebbe cavata con 200.000 Lire… Con la costruzione del nuovo Ospedale San Leonardo in questa zona, siamo alla meta´- fine degli anni ’50, dove si trasferì poi il nostro nosocomio, che fino ad allora alloggiava nella costruzione d’angolo tra piazza Municipio e via Mazzini, inizio´ il boom edilizio: La strada di campagna si trasformo´ e divenne viale Europa. Sempre piu´ abitanti della parte vecchia della citta´ si trasferirono in questi nuovi, moderni, ariosi quartieri residenziali, cresciuti, molto spesso, “alla rinfusa”, data l’inesistenza di un piano regolatore, e portarono via con se´ anche le attività commerciali/artigianali che, fino allora, avevano esercitato nelle vecchie zone di residenza. La parte piu´ facoltosa del centro antico depaupero´ pertanto questa zona non solo demograficamente, ma anche socialmente ed economicamente. La Stabia antica inizio´, forzatamente, a decadere tra gli anni ’60 ed ’80. Poi venne il terremoto, che diede il colpo di grazia a molti di questi vecchi edifici, le cui strutture non erano tali da poter resistere a queste terribili scosse. L’esodo si rafforzo´. I locali lasciati liberi o rimasero vuoti, oppure diventarono il rifugio di clandestini extra-comunitari, centri di attività criminali. Questo sviluppo rafforzo´ ancor di piu´ l’esodo di tutti quelli che, in qualche modo, erano ancora in grado di farlo. La situazione attuale la riprendo da uno stralcio in argomento, come riportato dalle linee programmatiche di mandato per il periodo V 2005-VI 2006 (36 pagine/ pagine 29 e 30) dell’amministrazione Vozza: “….. Occorre lavorare con maggiore impegno per incentivare i privati a effettuare le ristrutturazioni dei palazzi che sono stati danneggiati dal terremoto dell’80. Non va sottotaciuta, purtroppo, una sostanziale inerzia della proprietà edilizia privata che, pur in presenza di un contributo esigibile a concorso della messa in sicurezza degli immobili danneggiati dal sisma, a tutt’oggi continua a non manifestare interesse in ordine al recupero delle strutture. L’eccessivo frazionamento della proprietà e la difficoltà di reperire, in alcuni casi, i proprietari degli immobili, molti dei quali non residenti in citta´, rende ancora piu´ difficile individuare l’interlocutore proprietario del cespite, in virtù proprio del disinteresse verso la proprietà. Abbiamo troppi edifici fatiscenti, nonostante abbiamo avuto assegnati i fondi della 219 i cui lavori, purtroppo, fino ad oggi, non hanno avuto inizio. Ci sono troppi palazzi colpiti da ordinanze di sgombero e nei quali continuano a vivere intere famiglie. Il crollo di un solaio a Santa Caterina solo per caso non si e´ trasformato in una tragedia. E´ un dato che non può e non deve assolutamente sfuggire. Il competente servizio della Pubblica Incolumità e´chiamato quasi quotidianamente a intervenire per verificare l’evolversi delle condizioni di staticità di numerosi edifici pericolanti, adottando i consequenziali provvedimenti, seppur provvisionali, atti ad arginare l’evolversi dei dissesti. Per fronteggiare tale allarmante situazione che, come appare evidente, ha rilevanti riflessi in tema di sicurezza e incolumità pubblica, qualificazione urbana e sviluppo economico, qualità della vita nel centro antico, l’Amministrazione sta avviando quelle linee strategiche di intervento tra le quali anche l’attivazione , nei casi di inadempienza dei proprietari, dei poteri sostitutivi con occupazioni d’urgenza di immobili in condizioni di particolare degrado e pregiudizievoli per la sicurezza e l’incolumità pubblica. ……”. (Nel frattempo sono trascorsi altri due anni. Ma la situazione non e´ cambiata. Anzi). Prima di continuare, consiglierei di rileggere attentamente questo stralcio dalla comunicazione comunale, primi che si insinui nuovamente, io voglia abbattere/distruggere tutto il centro “storico”. Come appena visto, qui´ non si tratta solo di, secondo il caso, riattare, sventrare, rifare i tanti edifici ormai inabitabili, ma di creare le indispensabili premesse per rendere tutta questa zona non solo abitabile, ma anche economicamente interessante. Non solo gli abitanti devono ritornarci. E, non appena si sente l’odore di un affare, potrebbero uscire fuori anche i proprietari finora irreperibili e/o disinteressati. Ma attività artigianali e commerciali redditizie presuppongono la presenza di relativi compratori, ben piu´ di quelli stanziali che vi ritorneranno, cioè anche e principalmente clienti occasionali, di passaggio, a cui offrire merce, prodotti artigianali e prestazioni del terziario. Questi clienti non verranno esclusivamente per visitare questo quartiere riattato e, se necessario, ricostruito, ma perché attratti dalle offerte complessive che offre la zona, siano esso mare, monti, sorgenti minerali, siti archeologici e cosi´ via. E la presenza di questi visitatori e´ la ricaduta logica, la premessa affinché anche il centro storico possa approfittare di questa clientela suppletiva. Questi visitatori non possono venire solo dalle piccole navi crociera che approdano nel piccolo ed angusto porto stabiese, - tanto piu´ che questi si rivolgono subito a ben altre mete -, ma da turisti che hanno scelto proprio Castellammare di Stabia come luogo di soggiorno, sia come punto di partenza per le ricchissime possibilità di escursioni e visite nei dintorni, sia per “scoprire” questa citta´, sia per fare le cure termali, che non si possono fare “frienno, magnanno”. Questa antichissima tradizione ha richiamato, nel passato, anche gente semplice da tutto il Sud, per lo piu´ contadini, che, per motivi economici, si adattavano a vivere, spesso con tutto il loro nucleo familiare, in una angusta stanza messa loro a disposizione dagli affittuari, che si “restringevano” a loro volta nelle poche restanti stanze, con condizioni sanitarie semplicemente disastrose. E le terme vecchie riattate, per avere una redditizia base economica, hanno bisogno di migliaia di frequentatori, che devono essere alloggiati da qualche parte. Anche la creazione di alloggi secondo il sistema B&B (Bed and Breakfast) in edifici riattati, rammodernati, costruiti ex-novo può soddisfare, nel centro storico, solo in parte questo fabbisogno. L’amministrazione Vozza aveva pertanto previsto di far costruire, in aggiunta alla soluzione B&B, altri 1.500 posti-letto, da qualche parte. Questi alloggi, tenendo presenti la forza finanziaria, l’entità dei piccoli esercenti riuniti in gruppo e la concorrenza della soluzione B&B, possono essere lucrativi anche a prezzi concorrenziali, se si sfrutta al meglio lo spazio a disposizione negli immediati dintorni, senza superare il limite massimo di altezza, apprezzato in 30 metri, degli edifici dimessi che occupano questo suolo.

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