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Il progetto solidale ''The Bridge - Un ponte per Lampedusa'' unisce i popoli. Abodi, Presidente della Lega B. «Costruiamo un ponte mentre altri innalzano muri»

L'obiettivo è creare un campo di calcio che possa divenire un centro di aggregazione anche per i ragazzi immigrati ospiti del centro di accoglienza

tempo di lettura: 5 min
di Gioacchino Roberto Di Maio
15/03/2017 17:48:30

Il progetto dello stadio (Sito www.tifosy.com)

Si è chiusa lo scorso 28 febbraio la campagna “The Bridge – Un Ponte per Lampedusa” a firma della Lega Nazionale Professionisti B e B Solidale Onlus di concerto con l’Amministrazione Comunale di Lampedusa. L’obiettivo del progetto è la realizzazione di un campo di calcio pubblico in erba naturale o artificiale di ultima generazione, dotato di tribune, spogliatoi ed impianti di illuminazione, che possa divenire un centro di aggregazione per l’isola consentendo ai giovani della squadra di calcio dilettantistica locale, agli studenti di tutti i livelli scolastici e ai ragazzi immigrati ospiti del centro di accoglienza di beneficiare di una serie di opportunità sportive, di percorsi formativi e di integrazione. L’iniziativa prevede inoltre il co-finanziamento delle attività agonistiche delle squadre giovanili che per ragioni di budget non riescono a partecipare ai rispettivi campionati federali. Il budget totale per lo sviluppo dell’impianto è di €2.000.000 finanziati attraverso diversi partner, Istituzioni pubbliche e private, enti No-Profit ed il portale Tifosy tramite la campagna di crowdfunding con donazioni in cambio di esclusivi premi e ricompense quali gagliardetti, magliette autografate e placche personalizzate nello stadio con biglietti per la cerimonia di apertura che prevedrà una partita tra vecchie glorie calcistiche. Il progetto, che ha raccolto 59.216 euro con il solo crowdfunding, ha potuto contare sul supporto della Lega B, dei club, dei quotidiani sportivi e dei licenziatari audiovisivi. L’iniziativa “The Bridge – Un Ponte per Lampedusa” è nata con il fine di valorizzare una comunità che ogni giorno salva, senza distinzione di nazionalità, religione o colore della pelle, esseri umani abbandonati al loro destino in mezzo al mare. Una continua tragedia che si rinnova quotidianamente a causa del “terrorismo organizzato”, come lo definisce il Premio Nobel per la Pace 2015 Hassine Abbassi, che ha distrutto numerosi Paesi per soli scopi espansionistici. I migranti clandestini sono perlopiù giovani, maschi, tra i 18 e 35 anni. Molti sono laureati, diplomati o esperti di informatica. Appartengono a un'economia sommersa o sono disoccupati. Le ragioni economiche, la mancanza di lavoro, l’impossibilità di emigrare in modo legittimo ed il grande sogno europeo sono alla base della scelta di chi fugge dalla propria terra in cerca di speranza. Il desiderio di partire aumenta intorno ai 25 anni, anche se recentemente è in crescita l'immigrazione minorile in quanto i giovani sognano la tutela delle leggi italiane. Prima del viaggio i migranti sono "sequestrati" dagli scafisti che trasportano "armi e droga" e che neanche vengono sfiorati da possibili sensi di responsabilità, fattore che ha causato numerosissime vittime negli anni come quando, il 3 ottobre del 2013, 366 persone persero la vita al largo della Spiaggia dei Conigli a causa di un incendio che mandò a picco un’imbarcazione libica che trasportava oltre 900 migranti. In loro memoria è stata istituita lo scorso ottobre la giornata in memoria delle vittime dell’immigrazione alla presenza del Ministro dell’Interno Angelino Alfano. La vicenda non rappresentò tra l’altro un caso isolato: da quel giorno oltre 8000 persone sono morte nel Mediterraneo cercando un futuro migliore. Tra le vittime anche gli 800 stranieri che persero la vita nella notte tra il 17 e il 18 aprile 2015 a causa del capovolgimento di un peschereccio in legno nel Canale di Sicilia. E lo scorso 6 febbraio altri 441 migranti sono giunti a Lampedusa a bordo di un rimorchiatore monitorato dalla Guardia Costiera. A terra, come da consuetudine, hanno trovato ad accoglierli i volontari della Protezione civile che ne hanno verificato le condizioni fisiche al termine di un viaggio interminabile. Esperienze di vita dai tratti atroci come quella della piccola Oumoh, di appena 4 anni, che a novembre sbarcò da sola a Lampedusa su un gommone dopo che la madre l’aveva lasciata a una donna per salvarla dal rito dell’infibulazione ancora imperante in Costa d’Avorio. Oggi la piccola è stata affidata alla comunità per minori di Palermo dal locale tribunale dei minorenni, ma il ricongiungimento con la madre Zanabou, rifugiatasi nel frattempo in Tunisia senza documenti, appare ogni giorno più complesso a causa delle leggi tunisine e dell’indifferenza del governo ivoriano che ne bloccano la partenza. Storie di ormai quotidiana drammaticità ritratte abilmente da Gianfranco Rosi, candidato all’Oscar 2017 per il miglior documentario con “Fuocoammare” nella sezione poi vinta da “O.J.: Made in America” di Ezra Edelman. In questo contesto di accoglienza e speranza la Lega B del Presidente Andrea Abodi, con l’appoggio del sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, ha dato il là al progetto “The Bridge – Un ponte per Lampedusa” con il Patrocinio del Giubileo della Misericordia e di Papa Francesco. Un autentico stadio della misericordia che possa regalare momenti di integrazione e spensieratezza ai tanti immigrati in un frangente in cui tanto si parla del muro che Trump intende innalzare al confine con il Messico. «In un momento in cui si innalzano muri – spiega Andrea Abodi –, noi costruiamo un ponte. Lampedusa è diventato per noi un punto di riferimento importante per l'aggregazione, un simbolo di come il calcio possa unire le popolazioni e regalare gioia nel nome dei valori di solidarietà e della volontà di stare assieme in maniera costruttiva. Chiederemo alla Nazionale di venire allo stadio di Lampedusa così come proporremo di organizzare una gara internazionale delle giovanili visto che l’impianto avrà l’autorizzazione Uefa». L’area non è di certo stata individuata a caso, lì furono infatti concentrati nel 2011 i migranti all’alba della Primavera araba in Tunisia. Il progetto, nello specifico, prevede la realizzazione entro il 2017 di un campo di calcio in erba di ultima generazione con una tribuna da 500 posti, recinzioni, spogliatoi e riflettori. Un’iniziativa dal profondo senso etico per un lembo di terra che continua a vivere immerso in un clima di tensione  che solo la solidarietà e la fratellanza riescono a stemperare nel nome dell’uguaglianza tra i popoli che passa anche attraverso lo sport e la sua profonda funzione sociale.

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