Piazza Spartaco, ma anche con altri nomi è conosciuta: Piazza Principe di Napoli o Largo Fusco. Come è cambiata negli anni. Il palazzo dove nacqui non esiste più,
ora vi è uno nuovo, con l’ingresso dal lato di via Rispoli (‘a Mbricciatella) e non più dalla piazza (peccato, però). Ero all’ultimo piano dell’edificio, affacciavo sia sulla piazza (da dove si poteva osservare Monte Coppola) sia dalla parte della Mbricciatella che dava sul giardino sotto casa. Da piccolo, potevo vedere un tratto dei binari della ferrovia (poi hanno costruito davanti e addio treni…), l’enorme bottiglia rossa della Cirio.
Piazza Spartaco è sempre stata particolare, innanzi tutto per le vie di comunicazione che conducono ad essa: ben sei! E non son da poco per la piazza di una cittadina. Come son cambiati i palazzi nel corso degli anni: vi erano ben due pastifici, sostituiti poi da alti edifici.
In piazza si radunavano le carrozzelle, mezzo di comunicazione abbastanza usato a quei tempi, come gli autobus un po’ malandati, di colore verde. Ricordo il n. 2 che arrivava al cimitero (meno male che gli autisti erano persone allegre), l’1 al San Marco, la circolare destra e la circolare sinistra, che facevano il giro di Pozzano.
Poi i negozi: un barbiere, proprio sotto casa mia, con doppia entrata, una per il barbiere e l’altra per la profumeria. Non è come oggi che ci si fa belli quando si va dal parrucchiere (lampade abbronzanti, manicure, ecc.)
In quei tempi il barbiere era una tortura: prima la macchinetta grande e poi la piccola che ti tormentavano dietro al collo (per giunta il metallo freddo in pieno inverno ti dava i brividi), poi tutti i capelli che entravano dietro le spalle e pungevano come tanti aghi. Poi c’era una salumeria e latteria (il latte si comprava sfuso, come la cioccolata venduta a peso e spalmata in fogli di carta oleata), un bar, il tabaccaio,
il chiosco dell’ acquaiuolo, la pizzeria Vittorio (il papà di Antonio che ha la pizzeria Da Vittorio sul lungomare ) e all’angolo della Mbricciatella, in estate, si metteva il venditore del cazzinbocchio (forse è sbagliato come l’ho scritto), il ghiaccio grattato con la menta o la fragola, messo in un normale foglio di giornale (ammazza!), mentre per tutto l’anno c’era l’immancabile Panzaruttaro.
Al centro della piazza fu costruito un distributore di benzina (ora c’è una fontana), attorno al quale, nei caldi pomeriggi estivi, faceva il doppio giro l’autobotte per innaffiare e rinfrescare l’asfalto della strada.
Poi, la piazza si arricchì di altri negozi: arrivò l’edicola (prima mi toccava andare da Lovallo sulla ferrovia), Lina delle scarpe, poi persino la Standa.
Ma altri personaggi hanno fatto la storia di piazza Spartaco: ‘E FRUTTAIOLE
(le fruttivendole per chi non è napoletano). Arrivavano in piazza a prima mattina, occupando tutto lo spazio del marciapiede, con le loro casse di frutta e verdura.
Tutte donne, non più giovani, arrivavano tirandosi dietro le carrette con la sola forza delle loro braccia, vestite con abiti lunghi fino ai piedi (come le rom di oggi), un foulard attorno alla testa. Erano sempre presenti, tutti i giorni, anche nei giorni di pioggia, sfidando le intemperie, cercando di riparasi alla meglio; le trovavi lì, a vendere frutta e ortaggi. Erano sempre allegre, sempre col sorriso, sempre disponibili, svelte e cordiali a servire la gente, nonostante quel tipo di lavoro non affatto comodo.
Ricordo ancora il nome di una di loro, presso la quale comprava mia madre: Cristinella. Aveva sempre parole di elogio nei miei confronti. Io camminavo ancora per mano quando accompagnavo mia madre in piazza (avevo sui 4 anni), e dietro mi portavo una piccola fisarmonica avuta per la Befana. Mentre mia madre faceva la spesa, io suonavo qualche pezzo musicale in voga in quei tempi. Le fruttaiole si consolavano con la musica, anche perché si formava attorno a me un bel numero di gente ad ascoltare, e così aumentava la clientela…
Oggi si vende nei supermarket, al coperto, con l’aria condizionata e con la filodiffusione… Dopo diverso tempo, purtroppo, le fruttaiole furono costrette a spostarsi e poi ad interrompere per sempre la vendita.
Quanta gente ha visto la piazza, quanti eventi, brutti e belli: scioperi, comizi, esequie, processioni (quella di Sant’Antonio di ronna Ciurella), manifestazioni sportive.
Ogni tanto, mi capita di tornare a Castellammare e passare per la piazza.
Mi soffermo qualche minuto: guardo i palazzi, la gente e poi rivedo un bimbetto con la fisarmonica dinanzi alle fruttaiole assieme alla sua mamma, che entra dal barbiere, che compra dieci lire di cazzinbocchio o di cioccolata, che corre felice in edicola a comprare il Corriere dei Piccoli.
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