Quello dell'acqua pubblica è certamente l'argomento più caldo e quello che sta attirando le attenzione dei cittadini, non solo stabiesi. E' di pochi giorni fà, la fiaccolata svoltasi a Castellammare di Stabia per la ripublicizzazione dell'acqua, alla quale hanno preso parte circa 1000 persone. Si preannunciano battaglie aspre ed agguerrite tra le multinazionali e le amministrazioni comunali che, forse ancora in tempo, si sono accorte di aver in passato commesso errori nell'affidare la gestione dell'acqua ai privati.
E' di poche ore fà, infine, una lettera aperta inviata dal consigliere Regionale di Sinistra & Libertà, Tonino Scala, indirizzata agli assessori regionali Gabriele e Ganapini, nonchè al presidente dell'Ato3, Walter Ganapini. Ecco il testo integrale della missiva:
Alla cortese attenzione
Assessore regionale al Lavoro
Corrado Gabriele
Assessore regionale all'Ambiente
Walter Ganapini
Presidente Ato 3
Mario Sorrentino
Carissimi,
era l’inizio di questa legislatura, esattamente il 27 luglio 2005, quando feci richiesta alla Gori spa dell’elenco dei dipendenti, quello che nel pubblico corrisponde alla pianta organica per intenderci, e dei criteri di selezione per le assunzioni. La risposta l’amministratore delegato della Gori fu ““Il sistema di assunzioni della nostra società è quello che regola le altre società private. Abbiamo passato al vaglio circa 7000 curricula per procedere alle nuove assunzioni”. Poi aggiungeva che “trattandosi di atti di diritto privato il sottoscritto non poteva accedervi”. Ignorando che essendo un rappresentante istituzionale, per legge posso e devo accedere a tutti gli atti che servono per l’espletamento del mio mandato. In ogni modo, tradotta in soldoni la risposta della Gori era “sono fatti nostri e facciamo ciò che ci pare”. E’ inutile ribadire che sono tornato molte volte alla carica nel corso di questi cinque anni. Qualcuno potrebbe chiedersi il perché di tanto accanimento. La risposta è semplice. Ci sono almeno tre validi motivi:
1) In questi giorni continuano ad arrivare ai cittadini bollette “pazze”, nonostante ci siano norme regionali e numerose sentenze che impongono di rivedere i criteri della contribuzione, giudicando illegittimi e iniqui quelli che si continuano ad applicare. Se sprechi ci sono e ci sono stati, non devono certo ricadere sui cittadini, già peraltro penalizzati da un servizio inefficiente (e i fatti di cronaca degli ultimi anni lo dimostrano).
2) La Regione Campania vanta un credito ei confronti della Gori, è giusto che si sappia a quanto ammonta, anche per capire come vengono utilizzati i finanziamenti pubblici e gli incassi delle bollette. Si parla sempre di “pubblico sprecone” e delle “virtù del privato”, ma quanto accade alla Gori smentisce clamorosamente queste affermazioni e dà ragione a quanto noi affermiamo da sempre: la gestione di tutte le risorse deve essere pubblica, e nel caso dell’acqua, la questione non doveva si doveva nemmeno porre.
3) La questione delle assunzioni è rimasta avvolta nelle nebbie. La Gori spa deve rendere pubblici i criteri di selezione e l'elenco dei dipendenti. La mancanza di trasparenza in questo, lascia troppi spazi al dubbio che l'utilizzo di meccanismi clientelari, e quindi, di ingiuste discriminazioni, possano albergare nell'azienda. Il nostro territorio ha fame di lavoro. E’ troppa la disoccupazione per pensare di fare giochetti che ricadono sui tanti giovani, laureati e no, che solo perché sono “figli di nessuno”, pur avendo competenze e professionalità, restano fuori dal nostro mercato del lavoro. La Campania perde fin troppi giovani, costretti a cercare lavoro altrove. Eliminare questi meccanismi , e questo non vale solo per la Gori, è uno dei punti di partenza per cominciare a parlare di rilancio dell’occupazione.
La Gori spa, società di natura privata, che gode, come già detto, di ingenti finanziamenti pubblici, troppi rispetto al servizio svolto e alla sua qualità, è chiamata a gestire le risorse idriche in costiera sorrentina e in circa 60 comuni della provincia di Napoli e di Salerno, fra i quali C
astellammare di Stabia, Scafati, Pompei. In poche parole, è una di quelle aziende legittimata a fare business con il “bene comune” acqua. la Gori che fa arrivare l’acqua potabile a casa, controlla i contatori, fattura le bollette. Ed è sempre la Gori responsabile di un’efficiente erogazione e, soprattutto della qualità dell’acqua. Pertanto ci si aspetterebbe la stessa solerzia che utilizza nel vessare i cittadini con bollette inique e minacce di sospensione dell’erogazione del servizio domestico (cosa peraltro illegittima), nel controllo dell’acqua potabile e delle reti idriche. Ma, non è così, purtroppo. E qui non starò a ricordare i continui episodi di emergenza idrica dei Paesi Vesuviani, di Pompei, di Castellammare. Per non parlare dell’ allarme sui tassi alti di fluoro e nitrati lanciato dall’ASL NA 5, confermato dalla stessa GORI che ammette, candidamente, che i problemi di floruri e nitrati nell’acqua in queste aree è decennale: sono circa 20 anni che è stato rilevato. Dopo di che, non si capisce chi dovrebbe intervenire, considerato che la responsabilità è proprio in testa alla Gori spa. GORI significa Gestione Ottimale Risorse Idriche. Non c’è che dire, un nome altisonante, se non fosse che è difficile capire cosa intendono alla società per “Ottimale”., considerato i risultati e le inefficienze. Il problema è sempre lo stesso. Il nocciolo della questione non sono le condutture obsolete e la rete idrica da rimodernare, il problema è uno solo : la privatizzazione. Ecco perché, con ostinata determinazione, continuo, a chiedere che venga fatta chiarezza sulla Gestione della Gori. In tutto il mondo sono ormai moltissime le esperienze di privatizzazione dell’acqua: con quali risultati? Aumento delle bollette, nessun interesse a limitare gli sprechi, carenze di manutenzione dell’acquedotto, negazione del servizio a chi non può pagare, licenziamenti dei lavoratori, gestione non trasparente. Chi ci guadagna sul serio sono solo le imprese. GORI SPA, docet. E, sono questi meccanismi perversi di privatizzazione che innescano un sistema clientelare che sfugge ad ogni controllo. La Gori ha assunto molto personale. E molto ancora ne deve assumere. E’ notizia di dominio pubblico. Lo stesso amministratore delegato della Gori dichiarava che avevano raccolto, nel 2005, 7000 curricula. Presumibilmente la cifra è data per difetto. Ma diamola per buona. La domanda è, allora come oggiAggiungi un appuntamento per oggi, come si vagliano questi curricula e come si procede alla scelta di chi merita di lavorare in Gori e chi no. della mia interrogazione, ma anche per le altre che negli anni si sono succedute, ho avuto garanzie da parte dell’assessore regionale al lavoro Corrado Gabriele che, condivideva le mie preoccupazioni e affermava (cito testualmente) “Scala ha il diritto ad ottenere le risposte le chiede, la Regione si attiverà presso la Gori e l’Ato 3 affinché relazionino sullo stato dell’organico, sull’ipotesi di assunzione e su quali saranno i meccanismi di selezione. Farò in modo che eventuali ricerche di personale della Gori vengano comunicate anche ai Centri per l’Impiego e, se necessario, tornerò in aula a illustrare la situazione”. passati cinque anni, la legislatura volge al termine e ancora non ho ottenuto risposta. Come si entra in Gori è un mistero che ci piacerebbe tanto svelare. Quindi torno alla carica. Richiedo, in questo ultimo scorcio di legislatura la pianta organica e i criteri di assunzione. Al nome di un nuovo dipendente si associa quello di un politico locale? C’è discrezionalità? Ci sono intrecci di parentela? Ora è il momento di fare chiarezza. La Gori deve essere limpida come l’acqua e rendere pubblico l’elenco degli assunti. Poi, se ancora una volta le mie richieste rimarranno inevase, inoltrerò tutto gli interventi istituzionali effettuati alla magistratura, che su queste vicende agisce con solerzia. E chissà, se si dovessero verificare anomalie, illeciti, clientele, intrecci vari, potremmo assistere uno nuovo caso “Arpac”, in fondo i soldi che gestisce la Gori spa sono pubblici. In attesa che la nuova legge sull’acqua, che prevede la ripubblicizzazione del servizio idrico, veda presto la luce, vorrei ricordare che già il nuovo Statuto della Regione Campania recita che l’acqua è un “bene comune” e come tale non soggetto a business privati. E se si evitano gli “affari” e la mercificazione dell’elemento primario per la vita sulla terra, si estirpano anche clientele e malaffare".