Era una delle sue ultime volontà: Antonio Gava desiderava un funerale anche nella sua Castellammare. La città dove era nato e dove il manifesto a lutto firmato dal sindaco Salvatore Vozza della Sinistra democratica definisce l’ex ministro morto due giorni fa «illustre concittadino». E la sua Castellammare ha risposto con tanti volti anonimi, di età media superiore ai 60 anni, facce della sua terra, gente che era riuscita forse a stringergli solo la mano e ora ne parla come di «un uomo che ha fatto soltanto del bene». Nella cattedrale, le panche sono piene, ma non c’è ressa: in fondo, è il funerale di un uomo che dal 1993 aveva scelto di defilarsi, di farsi da parte. Un ex uomo di potere. E, con amarezza, nel manifesto a lutto la famiglia «ringrazia i tanti veri amici che anche in questi ultimi difficili anni non hanno fatto mai mancare il loro sostegno morale ad Antonio». Gli amici rimasti anche dopo la fine dei tempi d’oro. Sulla bara, una sola composizione di fiori. C’è scritto: «Al nostro Antonio, la famiglia». In prima fila i figli: Angelo con la moglie, Antonella, Marco. Agli amici, Angelo sussurra: «Mia madre Giuliana non c’è, non sta tanto bene. Gli ultimi quattro mesi sono stati davvero molto duri». In chiesa, il gonfalone del Comune. Il sindaco Vozza indossa la fascia tricolore. Tante facce della Dc di venti anni fa, quella del potere doroteo: sindaci, amministratori locali, parlamentari transitati nelle miriadi di altre formazioni politiche partorite dalla cosiddetta Seconda Repubblica. Avrebbe sorriso, Antonio Gava, che nel 1984 ad un congresso regionale del suo partito esordì dicendo: «Nella Dc il doroteismo è come il peccato originale, prima o poi tutti ci hanno avuto a che fare». Dorotei di allora sono ora nel Pd, o nell’Idv, nella nuova Dc o nell’Udeur. Mancano i giovani, in chiesa. Ma chi non ha almeno superato i 30 anni forse ignora chi sia Antonio Gava. La sua Castellammare risponde con le parole dell’arcivescovo Felice Cece che nell’omelia ricorda «la fede cattolica e l’impegno politico ereditato dal padre Silvio». Aggiungendo: «Non gli sono mancate le sofferenze fisiche e morali che ha sopportato sempre con grande dignità». Ne è testimone Eugenio Cricrì, storico difensore di Antonio Gava che ha interrotto le sue vacanze in Sardegna per essere ai funerali. Dice: «Ha affrontato i processi, difendendosi nelle aule giudiziarie e uscendone a testa alta». L’ultimo successo giudiziario, Gava non ha potuto conoscerlo: la Corte d’appello di Napoli gli ha riconosciuto un risarcimento di 200mila euro per il danno morale subito dall’ordinanza cautelare e da un processo per concorso esterno in associazione camorristica conclusosi con l’assoluzione. L’avvocato Cricrì non ha fatto in tempo a comunicargli la notizia. Gava e le sue radici. Mercoledì scorso, prima che gli fosse data l’estrema unzione, i figli hanno voluto verificare la lucidità del padre. Un infermiere gli ha chiesto: «Di dove siete?», ripetendolo più volte. Lui ha bisbigliato: «Di Castellammare di Stabia». L’infermiere ha replicato: «Di Napoli, di Napoli?». Con un esile filo di voce la risposta: «No, di Castellammare di Stabia». Marco Gava ha gli occhi lucidi, Antonella piange, Angelo è costretto a bere più volte per il caldo. La gente applaude, quando parla il ministro Gianfranco Rotondi venuto a rappresentare il Governo ai funerali. Ricorda un rapporto di amicizia recente, «non risalente ai giorni felici». E dice: «Sono qui con una preghiera precisa del presidente del Consiglio. di ripetere che l’Italia perde oggi un ex ministro onesto e capace». Poi s
i rivolge ai figli: «Dovete essere orgogliosi del vostro cognome, perchè presto i documenti, le leggi, i provvedimenti che portano la firma di vostro padre saranno storia non contaminata da cronache prive di verità». Gli applausi si ripetono in piazza Municipio, quando la bara compare sotto la porta della cattedrale. Molti curiosi, due camionette di polizia a vigilare, traffico. Il corteo funebre parte per Trevi nel Lazio, dove c’è la tomba della famiglia di Antonio Gava. Nove anni fa, a Castellammare, nella stessa cattedrale i funerali di Silvio Gava. Il figlio, pur orgoglioso delle sue origini, ha scelto una sepoltura lontana.
Assenti Regione e Provincia. La famiglia: non ci dispiace di Cinzia Brancato
Nella Cattedrale, piena, ma non gremita, di Castellammare, ieri pomeriggio c'erano soltanto gli amici veri del sette volte ministro Antonio Gava, «cittadino illustre» come scrive nel manifesto del Comune il sindaco Salvatore Vozza che ha fatto portare in chiesa il gonfalone del Comune. Non c’erano, ad esempio, rappresentanti della Regione e della Provincia. Ma c’erano, tra gli altri, gli esponenti della Dc degli anni Ottanta al gran completo. «È l'ultimo miracolo di Gava - dice il ministro Gianfranco Rotondi - : farci ritrovare di nuovo tutti qui». Anche se si tratta di un ritorno che vale un pezzo di storia che non c'è più. Sono passati gli anni e le amarezze si scorgono sui capelli bianchissimi di Raffaele Russo, sul volto non più impassibile di Alfredo Vito, sugli occhi lucidi di Aldo Boffa, sui sussurri di Diego Tesorone e Nino Funaro, sulla commozione di Bruno De Stefano e Nello Di Nardo. Eccoli gli ex dc venuti per l'ultimo omaggio al capo dei dorotei. Ci sono il manager Asl Luigi Annunziata e l'ex presidente della Provincia, Rosellina Gargiulo. C'è Raffaele Boccia, titolare dell'Istituto Settembrini. E poi gli stabiesi che vent'anni fa hanno diviso con Antonio Gava poteri, successi, sconfitte, inchieste giudiziarie e riabilitazioni: Vittorio Vanacore, ex manager dell'allora Usl 35 e Tonino D'Auria, segretario di Gava negli anni d'oro e oggi sindaco di Sant'Antonio Abate. Chi si aspettava funerali solenni si deve ricredere. Nella chiesa che trasuda sudore (e poche lacrime) di solenne, oltre al gonfalone del Comune, c'è solo il dolore della famiglia. Nessuna traccia di rappresentanti della Provincia di Napoli e della Regione Campania. «Ma a noi non è dispiaciuto - fanno sapere i familiari - perché la nostra stima va agli uomini dell’attuale governo nazionale; non altrettanto si può dire per quelli di Regione e Provincia. Tantissimi comunque erano i rappresentanti delle realtà locali, che hanno mostrato la loro vicinanza e il loro affetto come quello manifestato dalla gente comune». E il nipote dell’ex ministro, Nicola Cuomo: «È il funerale che lui avrebbe voluto, tutta la gente che ha voluto veramente bene a mio zio era qui». «Segno evidente - dice con rammarico Raffaele Boccia - che un Gava vivo si ossequia, un Gava morto non serve a nessuno». Sicuramente nessuno potrà mai dubitare del bene che ad Antonio Gava ha voluto Ciccio Topo, autista personale e amico dell'ex ministro. «Ho cominciato a lavorare con Gava il giorno del suo onomastico di 45 anni fa, era il 13 giugno 1963 e anche quando è andato a fare il parlamentare e poi il ministro a Roma, e non aveva più bisogno di me, mi chiamava nei fine settimana e durante le vacanze estive». Ciccio Topo è il papà di Raffaele, sindaco di Villaricca. A salutare Gava, ieri pomeriggio, c'era anche lui insieme ad un'altra decina di sindaci della provincia di Napoli, ex democristiani e non.