Basta retorica. Basta vivere nel ricordo della Castellammare che fu. Oggi la realtà è tutt'altra e prima si prende coscienza di ciò, prima si può realmente e concretamente imbastire un progetto di rilancio. Castellammare è una città di camorra, di microcriminalità e di un preoccupante e dilagante degrado culturale. Non ce ne voglia la parte sana degli stabiesi ma è arrivato il momento di affrontare di petto la situazione. Ipotizzare oggi Castellammare fra i centri turistici più importanti in Italia è pura utopia. È anche riduttivo dire che in una località turistica che dovrebbe fare dell'accoglienza il suo punto di forza, non si spara in una sera d'estate in pieno centro, non si aggrediscono stranieri in vacanza e neanche si costringono ragazzini a prelevare con la forza contanti dal bancomat (per ricordare solamente gli ultimi tre eventi di rilievo della città). Ciò accade in una città senza regole, dove vige la regola del più forte e dove l'opinione di molti cittadini è quella del: «Se ti fai i fatti tuoi, vivi bene» come ha raccontato una donna ai microfoni del Tg3. Ecco, in quelle parole, c'è la sconfitta di una città. Bisogna essere pur consapevoli che quel tipo di idea è condivisa da migliaia di persone ed è per questo che è arrivato il momento di dire basta, basta a sognare qualcosa che in questo momento non potrà mai esserci.
I clan a Castellammare regnano indisturbati. Forse la politica per troppo tempo ha fatto finta di nulla alzando la testa solamente in occasioni di gravi episodi che hanno portato il nome della città delle acque sui media nazionali. Ma il problema è profondo. Ci sono interi quartieri dove lo Stato non riesce ad entrare, Scanzano e Savorito in primis. Lì si vive un'altra vita, lì i ragazzini di 19 anni si sentono in diritto di estorcere denaro ai propri coetanei solamente per il cognome che portano. Una deriva sociale senza precedenti che abbraccia intere generazioni: se ormai gli "adulti" sono irrecuperabili, i ragazzi possono essere ancora aiutati. Ma le alternative valide sono poche. Le istituzioni dovrebbero fare quadrato, allontanare i giovanissimi dalla strada e puntare sull'istruzione. E sarebbe arrivato anche il momento di ipotizzare la revoca della potestà genitoriale ai boss. Purtroppo la camorra è magmatica, non basta eliminare il capo per eliminare un'associazione criminale. Nel territorio napoletano la camorra è uno stile di vita, un modello per molti. È talmente incuneata nel settore economico che una guerra potrebbe provocare ulteriori scossoni sociali. La magistratura lo sa ed è per questo che non ha abbassato la guardia. Parallelamente all'attività di contrasto, bisogna investire nei quartieri, abbandonare la struttura di rione bunker che è presente adesso e puntare sulla riqualificazione. A proposito, la conferenza dei servizi per il nuovo quartiere Savorito ha già dato parere negativo. Forse la paura di subire ingerenze dei clan durante i lavori è troppo alta?
E la politica? Difficile connotare con questo termine quello che si vive a Castellammare. È stato sciolto un consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche ma per i partiti è come se non fosse successo nulla. Le frecciatine che abbiamo assistito nel corso
degli ultimi mesi classificano la caratura di molti esponenti del territorio: se Palazzo Farnese non ha una guida politica, la sconfitta è di tutti gli orientamenti politici. Se Cimmino&Co hanno effettivamente aperto le porte alla camorra, saranno le indagini a dirlo. Ma è pur vero che molti esponenti di questa amministrazione hanno bazzicato con quelle di centrosinistra degli anni scorsi. Lo si diceva spesso in campagna elettorale: cambiano i nomi, ma coloro che manovrano i fili sono sempre gli stessi. Così come sono sempre gli stessi coloro che oggi si eleggono paladini della legalità quando la città meriterebbe solamente silenzio. Cannizzaro salvaci tu.
Castellammare vive un degrado culturale. Lo si nota passeggiando in villa comunale o frequentando i luoghi della movida. È come se il tempo si fosse fermato e se mentre il resto del mondo continua a crescere, la città si è assestata nella sua palude. Anche un semplice taglio di capelli, un tatuaggio, un orecchino ricorda i simboli della camorra. Spesso lo si fa per imitazione, spesso per appartenenza. Non lo diciamo noi ma le inchieste giudiziarie. E il tutto viene esaltato sui social, sulle nuove piattaforme di condivisione. Non è certo una novità che boss e affiliati affidano a Tik Tok il proprio pensiero e le proprie gesta. I social sono un pericoloso mezzo. La camorra se ne sta servendo e questo non fa altro che diffondere stili di vita negativi e devianza. Dopo tutto a Castellammare è normale festeggiare la scarcerazione di importanti boss pubblicando video di festeggiamenti con fuochi d'artificio e feste di quartiere.
E quindi che futuro ci aspetta? Difficile dirlo. La pandemia ha messo in ginocchio il già precario equilibrio lavorativo: i giovani vanno via, i negozi chiudono e in città rimane qualche piccolo imprenditore che prova ancora ad andare avanti con le sue forze. C'è una fetta sana di città? Si, indubbiamente. Ci sono esempi validi di associazionismo, di oratori funzionanti, di cittadini pronti ad impegnarsi. Ma, ahinoi, rappresentano una minoranza. E le menti eccelse vanno via. La città si sta spopolando e a rimanere sono in pochi. L'unica speranza è riposta ora nello Stato. L'unica speranza è la triade commissariale che proverà a difendere i fondi del PNRR per avviare progetti di utilità sociale di rilievo e tenere lontana la camorra. Una speranza è la magistratura che da anni ha concentrato i suoi sforzi sul comprensorio stabiese: siamo consci che la scarcerazione dei tanti boss nell'ultimo periodo non sia passato sotto banco. Una speranza sono le forze dell'ordine tutte. E qui chiudo: ipotizzare oggi una città militarizzata è assurdo. Castellammare può contare su una stazione di carabinieri, un Commissariato di PS, una caserma della guardia di finanza più il corpo della polizia municipale. Cosa si può chiedere di più? Il territorio è presidiato, i risultati sono visibili. Ma forse non è ancora abbastanza. Prevenzione e repressione sono le parole chiave per un futuro diverso. L'ultima speranza, ma non meno importante, sono i cittadini onesti. Per il momento bisogna stringersi alla parte sana della città, fare quadrato e dimostrare che non è facendosi «i fatti propri che si vive bene». Ma alzando la testa e avendo coraggio.