Soltanto tre fabbricati hanno richiesto il sismabonus nel centro storico. Il crollo del muro pericolante nel quartiere Santa Caterina ha fatto emergere tutta la fragilità degli edifici e delle strutture del centro antico di Castellammare di Stabia. Ma soprattutto ha fatto tornare di attualità i gravi rischi che si corrono in un’area costantemente alle prese coi pericoli legati alla vetustà dei fabbricati in pietra di tufo e al dissesto idrogeologico che incombe dal Faito. Rischi a cui anche i cittadini del quartiere sembrano rassegnati. L’opportunità del sismabonus, d’altra parte, avrebbe consentito di ridurre ai minimi termini il rischio sismico dei fabbricati con interventi finanziati al 70% o persino all’80% dal Governo. Una detrazione Irpef o Ires che viene riconosciuta ai contribuenti (privati e società) che effettuano lavori per mettere in sicurezza le proprie case e gli edifici produttivi, quindi lavori antisismici realizzati sulle parti strutturali degli edifici o complessi di edifici collegati stru
tturalmente. Le opere devono essere realizzate su edifici che si trovano nelle zone sismiche ad alta pericolosità, in cui ricade anche il centro storico di Castellammare. Ma qual è la ragione per cui i condomini non hanno richiesto il sismabonus? Due possono essere i fattori cardine. Il primo riguarda la necessità di provvedere comunque ad un esborso economico che non tutti possono permettersi, dal momento che il sismabonus, così come il bonus facciate, richiede l’autorizzazione di tutti i condomini con un’assemblea perfetta. Il secondo, più preoccupante, riguarda il fatto che l’accesso al sismabonus richiede l’accesso di un tecnico all’interno delle strutture, un’opzione non gradita a tutti i condomini del quartiere, in cui ci sono ancora alcune sacche di micro e macro criminalità da estirpare. Resta, in ogni modo, la sensazione di abbandono e rassegnazione per il nuovo crollo che ha generato panico e sconforto nel centro storico. In attesa di una svolta sociale e turistica che ancora manca.