Cronaca

Castellammare - Funerali di Carmine Parlato, il vescovo: «Lutto e pianto fondamentali per continuare il cammino, non cedete ai progetti di sventura»

Le parole di Mons. Francesco Alfano: «Noi siamo qui perché la speranza, per noi tutti, la costruiamo insieme nel ricordo di chi ha consumato le migliori energie seppure in tempo così breve.»


Dolore e lacrime all’ultimo saluto per Claudio Parlato, una delle quattro vittime della tragedia della Funivia, risalente allo scorso giovedì. Nel primo pomeriggio presso la Cattedrale di S. Maria Assunta e San Catello, al cospetto di tutte le autorità civili e militari, si è svolto il rito funebre davanti a una piazza gremita di gente. Una ferita, per i familiari di Claudio e per la città, ancora aperta, sulla quale Castellammare vuole che si faccia chiarezza. Presiede il rito funebre il Vescovo Mons. Francesco Alfano: «Il lutto e il pianto. La morte provoca sempre la devastazione, anche con Gesù c’è stato lo stesso. Il pianto non dipende da noi, arriva ed è irrefrenabile. Esprime qualcosa di profondo che portiamo nell’intimo del nostro cuore. Il vuoto, il dolore, la paura, l’incertezza, la rabbia. Sentimenti che nella morte esprimiamo. Quando poi si tratta di una persona cara non possiamo farne a meno. Il vangelo ce lo racconta, per gli amici di Gesù è stato così. Erano in pianto. Il pianto esprime qualcosa di profondamente personale, è il nostro no alla morte. Noi siamo fatti per la vita. È il desiderio che portiamo nel cuore di vivere nella serenità, nella pienezza della vita, e la morte viene a infrangere questo progetto di vita, per chi ci lascia e per chi resta. Il vangelo fa precedere il pianto dal lutto, il lutto è un’altra dimensione che non è solo interiore, non è solo personale. Ci coinvolge, è visibile e riguarda le relazioni, tocca l’ambito familiare, comunitario, sociale, culturale. Il lutto chiama in causa la comunità tutta, lo si può vivere nella sincerit&

agrave; e nell’ipocrisia. Il lutto esprime il bisogno di essere aiutati, non si viene fuori da soli. Il lutto corre il rischio, se non è condiviso bene e se non c’è un sostegno forte, di chiudere, di bloccare il cammino, di non vedere ciò che accade e di non vivere. Per quanto è un aspetto fondamentale per tanto fa correre un rischio. C’è il rischio dinanzi a piccoli o grandi segni di speranza di rimanere bloccati nel proprio dolore o addirittura chiusi. Dobbiamo prendere sul serio il lutto e il pianto, perché appartengono alla nostra condizione umana. Dobbiamo imparare nel lutto e nel pianto a fare i passi necessari per continuare il cammino non da disperati ma come uomini e donne di speranza. Dov’è la ricetta? Certo il passato non torna, ma allora il futuro? Gesù ha aiutato i discepoli a passare dalla morte alla vita, dobbiamo fare anche noi questo passaggio. Quello che abbiamo vissuto in questi giorni può diventare occasione di condivisione, di solidarietà, di ricerca di sentieri, di attenzione, dignità, giustizia, premura, risalita, rinascita. Apriamo il nostro cuore. Abbiamo la forza e il coraggio degli apostoli. Non possiamo cedere ai progetti di sventura, la verità va diffusa, l’amore va condiviso e la speranza va costruita. Ai giovani, non lasciatevi rubare la speranza. Noi siamo qui perché la speranza, per noi tutti, la costruiamo insieme nel ricordo di chi ha consumato le migliori energie seppure in tempo così breve e continuamente ci sta accanto a dire non fermatevi, fate la vostra parte. Solo così si può rinascere, risorgere e diventare tutti insieme costruttori di speranza.»

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Castellammare - Tragedia della Funivia, in Cattedrale i funerali di Carmine Parlato

sabato 26 aprile 2025 - 17:20 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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