Ha deciso di pentirsi dopo essere stato nuovamente arrestato la scorsa settimana. È diventato così un collaboratore di giustizia di primissimo calibro a disposizione dei giudici dell'Antimafia napoletana che provano a decapitare il clan D'Alessandro. Pasquale Rapicano, killer storico degli scanzanesi, sta ormai raccontando tutti i segreti della cosca stabiese facendo attenzione, in particolare, su 4 delitti irrisolti. Parliamo in primis dell'omicidio di Pietro Scelzo, commesso dallo stesso Rapicano e per il quale è stato condannato all'ergastolo. Gli inquirenti però non conoscono movente e mandante di tale esecuzione e sperano di poter essere aggiornati dalle parole del collaboratore di giustizia. Secondo quanto riporta Metropolis, anche altri due omicidi all'inizio degli anni Duemila potrebbero finire sotto la lente di ingrandimento. Si tratta della morte di Giuseppe Zingone e Massimo Del Gaudio, entrambi uccisi nel ce
ntro antico di Castellammare durante la faida contro gli Omobono - Scarpa. Infine Rapicano potrà aiutare gli inquirenti anche per quanto riguarda la morte di Antonio Fontana, detto o' fasano, ucciso qualche anno fa ad Agerola all'esterno di una pizzeria.
Ma non finisce qui. Rapicano avrebbe consegnato agli inquirenti anche una pistola utilizzata per commettere un omicidio (di cui al momento non si conosce nulla). Per questo motivo avrebbe deciso di pentirsi e di raccontare nei dettagli tutto quello che è successo nel clan D'Alessandro negli ultimi vent'anni. Con il nuovo pentito, la Direzione Distrettuale Antimafia potrebbe infliggere un colpo definitivo alla cosca di Scanzano. Rapicano si aggiunge infatti a Renato Cavaliere e Salvatore Belviso, due ex affiliati che hanno permesso agli inquirenti di portare a termine la famosa inchiesta Olimpo che ha scoperchiato il sistema delle estorsioni nella città delle acque.