Cento occhi elettronici sono già attivi. Altri duecento sono pronti a entrare in funzione nei prossimi mesi. Non è solo una questione di numeri, ma di visione. Una rete di videosorveglianza che si estende, cresce e si affina, puntando a trasformare il rapporto tra spazio pubblico, sicurezza e cittadino. Con intelligenza artificiale integrata, immagini ad alta definizione e un sistema centralizzato capace di elaborare flussi in tempo reale, il nuovo impianto rappresenta una delle operazioni più ambiziose degli ultimi anni sul fronte del controllo urbano.
Il progetto è partito con l’attivazione di 100 telecamere nei punti nevralgici del territorio: varchi d’accesso, Villa Comunale, via De Gasperi, Piazza Giovanni XXIII, centro antico, litorale. Non solo sorveglianza passiva, ma monitoraggio dinamico, con la possibilità di identificare comportamenti sospetti e indirizzare in modo mirato l’intervento delle forze dell’ordine.
L’infrastruttura è stata presentata nei giorni scorsi alla presenza delle massime autorità istituzionali, a partire dal Prefett
o di Napoli Michele Di Bari, che ha sottolineato l’efficacia dell’integrazione tra tecnologia e analisi preventiva.
Un sistema del genere, però, non è privo di implicazioni. La rete sarà utilizzata dalla polizia municipale e da tutte le forze dell’ordine. E mentre il procuratore della Repubblica Nunzio Fragliasso parla di una “gestione condivisa e intelligente” dei dati, cresce anche l’esigenza di garantire trasparenza, tutela della privacy e corretto bilanciamento tra controllo e libertà individuale.
Nel frattempo, il potenziamento prosegue. Il traguardo delle 300 unità non è lontano. Ma più della quantità, conterà la capacità di fare di questo sistema uno strumento di sicurezza partecipata, non solo repressione. Perché le telecamere possono osservare molto, ma non possono sostituire l’empatia, la fiducia e la relazione tra cittadini e istituzioni.
È questa, forse, la sfida più grande: costruire una città sorvegliata, sì, ma anche consapevole, inclusiva e vivibile.