Stabia: cultura antica e contemporanea

L'alba del Nuovo Anno tra crisi, recessione e promesse

Non deve essere un Capodanno ''amaro'' ma di fiduciosa speranza.

di Antonio Ziino


Come era prevedibile, anche la XVI legislatura è crollata sotto il peso di polemiche e interessi, intrecci di  raffinate strategie per estromettere un gruppo e sostituirlo con un altro gruppo secondo una ben consolidata strategia tradizionale, non di una auspicabile, corretta leale e democratica alternanza di ruoli a fine della naturale legislatura, ma, semplicemente, per forzare l'entrata in gioco di quanti per qualche tempo si sono considerati fuori, rimasti in "paziente attesa".
La crisi del Governo Monti è stata ufficializzata, come è noto, con una "attesa" dichiarazione del Capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha firmato il decreto di scioglimento delle Camere. L'annuncio al termine  del breve  giro di consultazioni al Quirinale con i capigruppo di Palazzo Madama e Montecitorio e con i Presidenti di Senato e Camera. Subito dopo il Consiglio dei ministri ha approvato la data delle elezioni politiche, che si terranno il 24 e 25 febbraio. Ora rimangono i riflettori accesi sulla situazione che si è venuta a creare e che ha avuto sviluppi imprevedibili in quanto il presidente Monti, che pure aveva  dichiarato la fine del suo mandato con conseguente ritorno alla prestigiosa cattedra universitaria a Milano, decidendo successivamente di rimanere in qualche modo in campo, ha "portato scompiglio soprattutto a destra e a sinistra": due coalizioni che  si erano viste in competizione e che ora si vedono a lottare formalmente un "terzo incomodo". E dire che s'è trattato proprio dei due schieramenti maggiori a sostenere la candidatura del professor  Mario Monti: Certamente non pensavano ai rischi e alle conseguenze che vedranno in pericolo, in modo diverso, una loro scalata al potere. Una strada segnata come si è detto, da continue polemiche, tra "se", "forse", "ma", "vedremo". Il presidente Napolitano, che pure per anni, impotente, ha guardato dall'alto del Colle lo scivolamento del Paese verso la valle, ha sunteggiato l'epilogo della sedicesima legislatura, giunto in leggero anticipo, peraltro previsto, rispetto alla scadenza naturale. Strada segnata, che si ricostruisce a partire dal ritiro della fiducia al Governo Monti da parte del Pdl, lo scorso 7 dicembre. Con conseguenti annunciate dimissioni del premier, rassegnate ufficialmente dopo l'approvazione della legge di stabilità. Il capo dello Stato, con saggezza e autorità, augura una campagna elettorale misurata e produttiva.  Il Pdl chiede che, andando ad elezioni con un governo tecnico, il premier si mantenga al di sopra delle parti. Il Pd ricorda di aver sostenuto lealmente e fino all'ultimo l'Esecutivo, ringrazia Monti, ma ritiene tornato il momento di politiche progressiste e riformiste. Da parte loro i centristi, forti dal sostegno di grandi gruppi economici (costruttori edili, editori e proprietari di giornali) - come sostengono molti osservatori - si trovano in una posizione ideale: al centro della scena e, se occorre, secondo tradizione di queste forze intermedie, caratterizzate anche da contraddizioni ideologiche personali, si sposteranno un po' verso destra, un po' verso sinistra, secondo necessità e opportunità. Nel complesso si tratta di situazioni complicate, comunque  criticate da Lega e Italia dei Valori, i due partiti sin  dall'inizio rimasti fuori dalla maggioranza. E ora, più di ieri in crisi  e alla ricerca di una convincente identità.
Ma torniamo per un momento al tema centrale del Capodanno, per ricordare soprattutto ai giovani,  che il Primo dell'Anno,  festa che si celebra periodicamente, con grande solennità, affonda le sue radici in una tradizione più volte millenaria. Infatti, le sue origini risalgono addirittura  ai tempi dell'antic

a Mesopotamia. Ciò è stato accertato da sondaggi, condotti su vasta scala,  secondo i quali la festività è osservata presso tutti i popoli, pur iniziando l'anno nuovo in periodi diversi. Ma non sono conosciuti usi e costumi di non poche, sperdute tribù, che pure esistono in varie parti del globo, tuttora ancora oggetto di studio per  un adeguato approfondimento sociologico.
 La ricorrenza viene considerata, dappertutto come la chiusura di un periodo e l'inizio di un successivo arco di tempo segnato da una simbolica e temporanea caduta dell'ordine cosmico-sociale e un ritorno al caos. Il Capodanno  si ispira perciò a due motivi fondamentali: credenza di lasciarsi alle spalle effetti e influssi del periodo trascorso, con riti espiatori di purificazione e rasserenamento delle passioni prodotti dalla poesia e specialmente dalla tragedia, secondo l'estetica intesa da antichi filosofi.
Alla base del tutto vi è il mondo agricolo, specialmente antico, che ha bisogno di "cure attente e continue" che vanno dalle semine ai raccolti. L'augurio dell' anno novello, per gli antichi, come per i moderni (che hanno problemi esistenziali assai diversi), assume funzioni propiziatrici che nei secoli - sotto forme diverse - è costantemente osservata nell'ambito del complesso di caratteristiche popolari collegate ai calendari e improntate tutte a forme religiose. Di qui l'uso di lasciarsi dietro il "vecchio" e buttare da balconi e finestre ciò che è inutile, non solo, ma nelle nostre province, allo scoccare della mezzanotte, dove persistono biasimevoli "usi e costumi" si assiste ad una vera e propria guerra di fuochi, botti che provocano paurose assordanti deflagrazioni, colpi di armi da fuoco col triste risultato che all'alba del giorno appena iniziato si contano morti e feriti anche con permanenti mutilazioni.
Ancora un accenno al passato per ricordare che, secondo le parti più antiche della Bibbia, la straordinaria ricorrenza del capodanno, aveva luogo, presso il popolo ebraico, come quasi tutte le comunità semitiche, in primavera anche se vari studiosi ipotizzano l'esistenza di due o più calendari per cui l'inizio dell'anno poteva iniziare con l'autunno oppure con la Pasqua: quindi si segnavano la  raccolta dei frutti della terra, la raccolta della decima del bestiame, la cura degli alberi.
Tutti i popoli, anche se con prospettive diverse, in base alla loro fede, ritengono il capodanno momento imprescindibile dal giudizio di Dio: bilancio del passato, il destino, la vita, la morte la fortuna o la sfortuna. Per questo l'ebraismo considera come penitenziali e espiazioni le solennità  di capodanno. Nel mondo  del cristianesimo, l'anno si scandaglia sul ciclo liturgico della vita di Gesù e inizia con la prima domenica di avvento. Nella Chiesa sono caratterizzati da riti di ringraziamento che si concludono con il "Te Deum" per l'anno trascorso e con altri riti propiziatori per l'inizio di un nuovo anno che è, l'auspicio di tutti, aperto alla speranza per un benessere sociale, di pace, di giustizia, di serenità.
D'altro canto è un augurio che doverosamente porgiamo a tutti.
Soffriamo una preoccupante situazione di crisi economico-sociale perciò auguriamo ancora a tutti che il nuovo anno sia concretamente segnato dalla giustizia e dalla pace, che porti sollievo a chi soffre, e che specialmente i giovani, imbrigliati nel solco della disoccupazione, con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possano offrire una nuova speranza a quanti sono più afflitti di noi.


domenica 30 dicembre 2012 - 14.07 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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