Aveva gli occhi pieni di luce e il sorriso aperto sul mare di Amalfi, Janan Suleiman. Insieme a suo fratello Thabet, aveva scattato una foto poche ore prima di salire sulla funivia del Monte Faito. L’ultimo selfie di una vacanza che avrebbe dovuto essere gioiosa, e che si è trasformata invece in una delle pagine più nere della cronaca recente.
Janan, 25 anni, residente a Mashhad, nella Bassa Galilea, è una delle vittime della tragedia che sabato ha visto precipitare una delle cabine dell’impianto che collega Castellammare di Stabia alla vetta del Faito. Il fratello Thabet è l’unico superstite: si trova in condizioni disperate, ricoverato in terapia intensiva all’Ospedale del Mare di Napoli.
Era il loro viaggio in Italia. Un’esperienza attesa, desiderata. Le immagini sui social raccontano la loro gioia, la meraviglia davanti alla costiera, le tappe tra i vicoli e i panorami mozzafiato. Poi, la salita in funivia, uno sguardo condiviso verso il cielo. E il buio.
Il nome di Janan si aggiunge ora, tragicamente, all’elenco delle vittime di una tragedia che lascia sgomenti. Le indagini sono in corso, coordinate dalla Procura di Torre Annunziata. Ma il tempo della verità porta con sé anche il tempo della memoria.
Per Janan, il viaggio in Italia resterà l’ultimo. Una giovane vita spezzata mentre inseguiva bellezza e scoperta. In uno scatto ad Amalfi c’è tutto: la gioia prima del vuoto.