Cronaca

Pompei, omicidio Raffaele Cesarano: Solimeo, ''Mi volevano incastrare''

Angelo Solimeo spiega ai genitori le responsabilità dei complici che, secondo lui, lo voloveno incastrare

di Antonella Barone


«Mi hanno nascosto le loro responsabilità, così volevano incastrarmi», questo in sintesi ha detto Angelo Solimeo ai genitori che sono andati a trovarlo ieri nell'altro carcere della Campania dove è stato trasferito. Il giovane ha in pratica ribadito alla mamma e al padre quanto aveva già detto ai pubblici ministeri Rocco Alfano ed Ernesto Sassano, alla presenza dei suoi legali gli avvocati Silverio Sica e Marco Martello, nel corso dell'ultimo interrogatorio, dopo essersi reso conto che non erano stati i colpi da lui inferti all'anca e alla spalla con le forbici ad aver ucciso Raffaele Cesarano. Probabilmente a rafforzare in Solimeo la convinzione di essere stato l'assassino avrà influito quanto gli hanno detto Raffaele Delle Chiaie e il minore I.D.G. nei giorni della fuga in Calabria. In realtà come già risultava dal referto dell'ospedale di Cava dei Tirreni, dove Cesarano è stato trasportato, erano due le ferite al petto, definite «penetranti», una a sinistra, all'altezza del sesto o settimo spazio intercostale, l'altra in sede emitoracia destra. Secondo la valutazione del medico legale Giuseppe Consalvo, che ha eseguito l'autopsia potrebbero essere state provocate da un'arma appuntita, presumibilmente un punteruolo. Poi sulla vittima sono state riscontrate una ferita all'anca ed escoriazioni varie al collo all'altezza delle spalle, oltre a contusioni ed ecchimosi al volto. A incastrare delle Chiaie

ci sarebbero le testimonianze dell'amico e soprattutto della fidanzata della vittima che hanno assistito a tutte le fasi di quella disumana violenza, anche quando il giovane di Pompei, oramai fuori dalla «Ciurma», è stato portato dietro un'auto e colpito con violenza. Secondo la ricostruzione di quei testimoni che hanno seguito la vittima Luigi Orilia avrebbe passato un'arma appuntita a Delle Chiaie, che poi avrebbe sferrato i colpi mortali al petto di Cesarano. Ieri in carcere Raffaele Delle Chiaie ha avuto un colloquio con il suo difensore, l'avvocato Pierluigi Spadafora, a cui avrebbe ribadito la sua iniziale versione di non aver colpito Cesarano. Il legale precisa che oggi dinanzi al Tribunale del riesame si limiterà a porre solo alcune eccezioni procedurali. Prevista la discussione anche del ricorso dell'avvocato Massimo Torre per Luigi Orilia. Ma non è escluso un rinvio come accade nella maggior parte dei casi in cui la Procura deposita all'ultimo momento ulteriori elementi di prova e viene concesso un termine alla difesa per poter esaminare i nuovi atti. Intanto i pubblici ministeri titolari delle indagini stanno continuando a indagare, non è escluso che procedano direttamente a interrogare alcuni testimoni, che sono già stati ascoltati a più riprese da parte dei carabinieri, intervenuti sul luogo del delitto. Si stanno effettuando analisi anche sulle forbici e sul coltello trovati nel fiume Irno.


venerdì 24 agosto 2007 - 24/08/2007 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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