Cultura & Spettacolo

«Un marchio per il carciofo del Rione Annunziatella»

Appello per la varietà violetta di Schito. Tutela, Sos da Slowfood e dalla circoscrizione.

di Titti Esposito


Un riconoscimento dop per un prodotto della terra già particolarmente apprezzato sulle tavole degli antichi romani. Ma oggi sempre più a rischio estinzione senza un'adeguata certificazione di tutela. Il carciofo violetto dell'area stabiese, più famoso come «carciofo di Schito» (dalla zona di periferia, al confine con Pompei, in cui ci sono ancora oggi le coltivazioni, conosciute anche come orti di Schito) aspetta da anni un marchio di garanzia come specialità tradizionale. L'allarme lo lanciano la seconda circoscrizione ed il presidio food del territorio della città delle acque. «Trent'anni fa dalle nostre parti si producevano oltre mille piante di carciofi - precisa Salvatore Brasiello, vicepresidente dell'ente di quartiere di via Pioppaino, che sta promuovendo la nascita di una cooperativa di agricoltori - ma la produzione si è ridotta drasticamente nel tempo, fino ad arrivare ai 200-300 mila capi del mercato attuale con appena una cinquantina di aziende agricole a conduzione familiare. Il nostro, che è un prodotto di qualità autoctono - ha aggiunto il portavoce della circoscrizione cittadina - non risciurà mai a superare i confini della regione, se non addirittura della città

, rischiando di essere soppiantato dalle mega produzioni industriali delle altre zone della Campania, se le istituzioni non ci aiuteranno a salvaguardare una varietà unica per il suo gusto e per il suo colore cangiante». Dello stesso parere Sabato Abagnale, responsabile del presidio Slowfood del carciofo violetto, che coltiva i carciofi, come voleva la tradizione di una volta, coprendoli con le coppette di terracotta(le pignatte, realizzate a mano da artigiani locali)per renderli più teneri e chiari. «Il presidio Slowfood mira da sempre alla tutela del violetto, che è uno dei prodotti simbolo della cucina campana e napoletana in particolare- ha precisato l'orticoltore presente con le sue produzione anche su www.terramorefantasia.it - anche per la sua straordinaria versatilità in cucina. L'assurdo - ha concluso il presidente Abagnale - è che sui mercati esteri c'è quasi più richiesta che a livello nazionale di questo ortaggio gustoso che accontenta anche i palati più esigenti. Quattro anni fa - ha concluso - come presidio Slowfood ricevemmo anche un premio a Parigi per la cucina italiana, che non fu dato in quell'occasione neanche alla osannata pizza o alla più apprezzata pasta».


venerdì 19 ottobre 2007 - 17.06 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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