Ore 6.30: Scanzano, c'è un profumo diverso, un' aria che già all'alba ti avvolge in un abbraccio caldo, soffice, estasiante. La risposta non è lontana, basta risalire questo immateriale 'filo di Arianna' per condurci nel tanto agognato punto X, dove cucina, tradizioni, sapori si conciliano in quello che per tutti gli stabiesi e non solo rappresenta un 'luogo sacro'.
Ebbene sì, siamo da Pupetta, una donna per cui gli anni non sembrano passare, una 77enne con la vitalità, l'entusiasmo e la verve che molti cinquantenni si sognano letteralmente. Il segreto di questo elisir non è difficile da scoprire, basta girarsi un attimo attorno alla sua bottega, in quello che definire pasticceria, panificio o laboratorio sarebbe riduttivo, perché in realtà Pupetta è di più, molto di più.
Ecco, è questa la sua pubblicità, perché strano da pensare che nell'era della tecnologia, Pupetta non abbia sito internet, tantomeno vediamo comparirla su volantini, giornali e quant'altro di mediatico. La sua pubblicità è quella scia che si diffonde da quella porta, da quelle finestre per espandersi a macchia d'olio in tutto il quartiere.
Un' esplosione di gusto che in questa settimana tocca probabilmente il suo apice con la produzione del 'casatiello' per antonomasia, una vera e propria opera d'arte, frutto di oltre 150 anni di tradizione, piccoli e grandi segreti che lo rendono un autentico cardine della cucina e della tavola pasquale. Forno a legna, prodotti genuini, ricetta ultracentenaria da maneggiare con estrema cura e tanta tanta passione: ecco i segreti di quella che è diventata un'istituzione a Castellammare nella sua sublime semplicità.
L'accoglienza è di quelle che non ti aspetti, perché magari con tutti i casatielli da sfornare (le prenotazioni non si contano!), pensi di trovare una donna troppo presa per darti udienza, ma Pupetta non è così e con tutto il calore di un parente che ti rivede dopo tempo ci offre un caffè rigorosamente con la moka prima di lasciarsi andare orgogliosa: 'Il vero casatiello Cacio e Pepe è quello fatto senza salumi, con cacio, pepe sugna, e oltre 130 uova fresche per l'impasto totale' da cui vengono sfornati uno dopo l'
altro quei piccoli gioielli. E se le chiediamo degli OGM (organismi geneticamente modificati) eccola strabuzzare gli occhi come se avessimo parlato in aramaico.
Un lavoro incessante senza soluzione di continuità che anche a notte inoltrata rappresenta un prezioso rifugio per chi vuole, magari, abbandonare i dispiaceri della vita lasciandosi andare alla mitica 'graffa di Pupetta', una sorta di ciambella lievitata e fritta che ancora calda viene passata nello zucchero semolato. 'Ho sempre lavorato fin dall'eta di 4 anni, - un briciolo di emozione non tradisce le sue parole - quando con mia madre in questo stesso luogo già facevo cornetti, graffe, casatielli e pastiere',
magari aiutandosi, come in molti ricorderanno, col bastone di ombrello adattato ad arte per togliere le graffe dal pentolone con l'olio bollente e poggiarle su uno scolatoio dove farle perdere l'olio residuo prima di completare l'opera con lo zucchero. 'Eh si, a quei tempi ci si arrangiava con quello che si aveva, la necessità e un pizzico di fantasia mi facevano usare persino manici di ombrello, per fortuna ora posso usare uno spadaccino d'acciaio che di sicuro è un po' più comodo.' Ci sorride Pupetta, con lo sguardo affettuoso e genuino di chi ha passato una vita a compiere una vera e propria missione, un'arte tramandata e custodita con tanta cura, ma di chi al tempo stesso ora sa di dover tornare a lavoro per soddisfare le infinite richieste di chi considera il casatiello di Pupetta quasi come l'uovo di Pasqua, un totem senza cui Pasqua e Pasquetta non sarebbero più le stesse.
Ci rendiamo conto che è giunto il momento di congedarci da questa piccola grande donna che ha fretta di sfornare e servire come ha fatto per 73 anni la sua affezionata clientela e quindi salutiamo Pupetta con un bacio affettuoso e con quel pizzico d'orgoglio di chi sull'uscio della bottega si sente dire: 'Non mi sono mai fatta fotografare, non mi piace come vengo nelle foto, voi siete il primo che è entrato nella mia bottega e mi ha fotografato'.
Quel profumo di genuino ci fa da scorta mentre ci allontaniamo da quel posto fatato, da cui escono trionfanti sapori e profumi di una volta che chissà ancora per quanto tempo accompagneranno le nostre scampagnate, le serate tra amici, le tavolate in famiglia.